Acquamarina, parla l’esperto: «Il crollo durante i lavori. Coincidenza? Improbabile»

L’ingegner Gotti specializzato nell’analisi di terremoti e disastri come quello del ponte Morandi. «La rimozione dei bulloni da sostituire può aver creato squilibri»
il reticolare in acciaio crollato insieme alla copertura in cemento della piscina. È proprio sul reticolare e il collegamento realizzato con i bulloni che si concentra l’attenzione dell’esperto
il reticolare in acciaio crollato insieme alla copertura in cemento della piscina. È proprio sul reticolare e il collegamento realizzato con i bulloni che si concentra l’attenzione dell’esperto

TRIESTE. Ci sarà tempo e modo per capire cosa è successo esattamente lunedì pomeriggio nella piscina dell’Acquamarina. Un crollo dovuto al lavoro degli operai durante le operazioni di sostituzione dei primi bulloni? O, piuttosto, un cedimento causato da difetti strutturali e che per puro caso – anzi per miracolo – si è verificato proprio nel giorno dei lavori, cioè quando la piscina era vuota? O le ragioni sono ancora altre? Saranno le indagini del pubblico ministero Pietro Montrone a dirlo.

Un’immagine della vasca della piscina terapeutica prima del cedimento di lunedì
Un’immagine della vasca della piscina terapeutica prima del cedimento di lunedì


Certo è che chi se ne intende di fatti del genere ha già iniziato ad abbozzare i primi ragionamenti. Come Gherardo Gotti, ingegnere strutturale con studio a Pieve di Cento (provincia di Bologna), che nella sua carriera professionale ha analizzato con precisione terremoti e disastri di ogni tipo, tra cui quello del Ponte Morandi.

Giornali e televisioni ascoltano spesso il suo parere. Quando ha letto la notizia dell’incidente nella piscina dell’Acquamarina di Trieste e ha visto le foto pubblicate dal Piccolo, ha proposto una sua personale rilettura dell’accaduto. «Senza la pretesa di avere la verità in mano», premette.



Ingegnere, che idea si è fatto del crollo avvenuto a Trieste?

Premetto che le mie sono ipotesi basate sulle foto che ho visto. Ma parliamo prima della struttura, cerco di essere il più semplice possibile: si può dire che la copertura crollata è stata realizzata con un reticolare in acciaio a sviluppo tridimensionale, cioè qui non parliamo di semplici travi appoggiate ai due estremi. Ma, appunto, di una struttura complessa che insiste su diverse direzioni sfruttando lo spazio e che è collegata a un solaio in cemento armato e con un foro centrale. Dalle foto che ho visto è evidente comunque che la struttura esterna è completamente integra, è collassata soltanto la copertura. Da notare che la base della cupola è stata realizzata con una reticolare ad anello, la quale, oltre a sostenere il cono del lucernario, ha anche la funzione di tirante per tutte le travi che vanno ad appoggiarsi alla struttura interna. Il collasso sembra essere avvenuto in corrispondenza della connessione con la struttura interna, in quanto tutti i nodi di quel tipo hanno ceduto.

Un'altra immagine del reticolare in acciaio crollato insieme alla copertura in cemento della piscina
Un'altra immagine del reticolare in acciaio crollato insieme alla copertura in cemento della piscina


Si sta molto parlando dei bulloni, che dalle perizie risultavano corrosi e quindi da sostituire. A cosa servivano?

I bulloni servono a collegare tutti i singoli elementi delle strutture in acciaio. Immagino ce ne fossero tanti.

Come si spiega il collasso?

Ipotizzo: ci deve effettivamente essere stato un problema di corrosione dovuto alla presenza della salsedine che può aver intaccato sia la reticolare in acciaio che la parte in cemento armato. A questo proposito mi viene in mente il Ponte Morandi in cui si sono corrose le armature interne. Nel caso di Trieste non si può escludere che anche l’acciaio all’interno del cemento armato possa aver avuto delle problematiche di degrado importanti.

Lunedì pomeriggio gli operai dell’impresa di manutenzione hanno iniziato a sostituire i primi bulloni corrosi. L’operazione può aver inciso sull’incidente?

La rimozione dei bulloni da sostituire può aver creato degli squilibri.

In che senso squilibri?

Nelle unioni bullonate insistono forze abbastanza importanti, che sono trasmesse tramite un insieme di bulloni tra loro in equilibrio. Aver sostituito alcuni, averli spostati anche solo temporaneamente, potrebbe aver generato qualche squilibrio di forze. Uno squilibrio tale da poter gravare sui bulloni rimanenti provocando sforzi superiori alla capacità di resistenza. Ma ripeto, sono ipotesi. Naturalmente bisognerebbe sapere dove stavano lavorando esattamente gli operai, cosa hanno visto e sentito durante l’inizio del cedimento.

Ciò che sappiamo, al momento, è che gli operai poco prima del collasso si trovavano su una impalcatura. Stavano lavorando sui bulloni. E quando si sono resi conto del possibile cedimento, sono scappati via all’esterno. Secondo lei si tratta di una pura coincidenza che il crollo sia avvenuto nel giorno dei lavori? O c’è un collegamento?

Considerando che il tetto è là da una ventina d’anni, sarebbe veramente una grossa coincidenza se la struttura fosse collassata spontaneamente proprio nel giorno in cui erano in corso gli interventi di manutenzione sulle parti strutturali, ovvero i bulloni. Se c’è invece un problema di tipo strutturale, ci si aspetta che il crollo si verifichi durante una grossa nevicata, ad esempio. Naturalmente per avere una certezza sulle cause dell’incidente serviranno perizie specifiche. 


 

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