Accordo su Electrolux, firma con Renzi
TRIESTE. «Modello da replicare», «in Italia è possibile continuare a produrre»: così il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi ha commentato l’accordo finalmente raggiunto sulla vertenza Electrolux, iniziata il 25 ottobre 2013 quando l’azienda aveva annunciato l’”investigazione” sui 4 siti produttivi italiani. Porcia, il cui destino era incerto, sopravvive, anche se con una contrazione produttiva molto forte da 1.150 mila a 750 mila pezzi. Tra lunedì notte, martedì e ieri azienda e sindacati hanno definito e rifinito i testi dell’intesa, che dovrebbe essere costituita da una parte generale e da sei allegati.
I documenti raccolgono il merito delle decisioni assunte e valide fino a tutto il 2017: non si toccano salari e posti di lavoro, avanti con i contratti di solidarietà, si ritoccano i tempi delle pause a Porcia, si tagliano del 60% i permessi sindacali, verranno investiti dall’azienda 150 milioni sui quattro stabilimenti, il governo interviene con la decontribuzione della “solidarietà”, le Regioni - a cominciare dal Friuli Venezia Giulia - supporteranno ricerca, formazione, innovazione. Nell’agreement è inserito l’impegno di Electrolux a riassorbire 150 esuberi a Porcia attraverso iniziative interne e il coinvolgimento di un imprenditore esterno.
Nel tardo pomeriggio di ieri allo Sviluppo Economico l’accordo è stato siglato, ma il vero e proprio varo si terrà oggi alle 15.30 a palazzo Chigi con la partecipazione del premier Matteo Renzi, interessato a mettere cappello sulla soluzione di una vertenza che in origine non prometteva alcunchè di buono.
La tensione si è scongelata e con essa un fiume di dichiarazioni. A cominciare da quelle dell’amministratore delegato di Electrolux Ernesto Ferrario, secondo cui «il mercato resta ancora molto volatile e difficilmente prevedibile», ma l’accordo ridà competitività al gruppo.
Soddisfazione viene espressa dai governatori Serracchiani (Friuli Venezia Giulia), Maroni (Lombardia), Errani (Emilia Romagna): a fronte di un esito non scontato - osservano - l’intesa permette di mantenere sul territorio una multinazionale, senza delocalizzare. Adesso anche le Regioni saranno chiamate a interventi di supporto.
Dopo lo scontro della settimana scorsa, il giudizio dei sindacati converge in una valutazione positiva dell’accordo. Maurizio Landini, segretario della Fiom, ricorda comunque che per chiudere la vertenza sono servite 150 ore di sciopero. Per Raffaele Bonanni, leader della Cisl, si è trattato di una vertenza–simbolo. Secondo Gianluca Ficco (Uilm) le istituzioni hanno accolto le proposte sindacali.
Da domani iniziano le assemblee per illustrare ai lavoratori la sostanza dell’intesa, che sarà sottoposta a referendum il 22 maggio.
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