Accordo Macedonia-Grecia, il premier Zaev denuncia interferenze russe

Il primo ministro: nazionalisti pagati da personaggi vicini al Cremlino. E il commissario Ue Hahn a Skopje si appella ai giovani

BELGRADO Atene lo aveva denunciato nei giorni scorsi, riferendo di diplomatici russi al lavoro per far saltare lo storico accordo di Prespa con la Macedonia attraverso azioni “sporche” commesse sul territorio ellenico. Ma ora Skopje rincara, suggerendo che «affaristi greco-russi» avrebbero pagato nazionalisti e hooligan per scatenare il caos pure nelle strade macedoni, in vista del fondamentale referendum d’autunno sul nuovo nome dell’ex repubblica jugoslava, “Macedonia del nord”.

A confermare l’inquietante scenario “transfrontaliero” – rivelandone nuovi dettagli - è stato lo stesso premier macedone, Zoran Zaev, che in un’intervista ha parlato di «businessman» vicini al Cremlino e «simpatetici della causa russa» che avrebbero versato denaro a persone e organizzazioni macedoni ostili all’accordo con la Grecia, per invogliarle a «commettere atti di violenza» nel Paese. Destabilizzandolo in vista del referendum sul nome, inviso a Mosca perché permetterà a Skopje di rilanciare la corsa verso la Ue e soprattutto verso la Nato.

Zaev - che ha anche chiesto l’intervento del presidente Usa Donald Trump sulla questione - non ha fatto nomi, ma maggiori dettagli sono emersi dal lavoro dell’Organized crime and corruption reporting project (Occrp): l’autorevole piattaforma internazionale di giornalismo investigativo ha indicato – sulla base di documenti del ministero degli Interni di Skopje – che dietro il piano ci sarebbe anche il potente tycoon greco-russo Ivan Savvidis, ex deputato della Duma, una fortuna accumulata nella privatizzazione del settore tabacchi in Russia, poi lievitata dopo il suo trasferimento in Grecia negli Anni Duemila.

Savvidis è un nome noto. Da proprietario del Paok Salonicco, si è fatto ad esempio conoscere per essere sceso in campo con una pistola alla cintura, per protestare contro un gol annullato. Secondo l’Occrp, Savvidis avrebbe investito 300mila euro per foraggiare oppositori di Zaev e dell’accordo di Prespa, in testa gruppi di ultrà del Vardar, vicini alla destra nazionalista, società di calcio di proprietà di un altro magnate russo, Sergey Samsonenko. E proprio a metà giugno – e forse non fu un caso – ultrà macedoni misero a ferro e fuoco Skopje, urlando «traditori», durante una manifestazione contro il cambio del nome del Paese balcanico.

Le accuse di Zaev e dell’Occrp hanno provocato l’alzata di scudi dell’ambasciata russa a Skopje, che ha parlato di dichiarazioni «irresponsabili e russofobiche». E di Savvidis, che ha seccamente negato ogni suo coinvolgimento in azioni violente anti-referendum e anti-Nato. Referendum che è fondamentale, ha ribadito ieri il commissario Ue all’Allargamento Hahn, a Skopje per preparare il terreno per i negoziati d’adesione, in un appello al voto, soprattutto ai giovani. Perché «il futuro del vostro Paese dipende da voi». E forse anche un po’ da Mosca. —


 

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