«Accoglienza diffusa, situazione stagnante»

La Provincia: «Il Cara avrebbe dovuto avere una capienza “allargata” per 3 giorni, è passato un mese». Naufraga la soluzione Grado
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 10.01.2015 Clandestini trasferiti al CIE Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 10.01.2015 Clandestini trasferiti al CIE Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Doveva essere una soluzione d’emergenza. «Il prefetto ci assicurò che il Cara avrebbe avuto una capienza “allargata” per un massimo di tre giorni, non di più», allarga le braccia l’assessore provinciale al Welfare Ilaria Cecot. È passato più di un mese da quegli annunci e la struttura d’accoglienza di Gradisca d’Isonzo continua ad essere sovraffollata, con parte del Cie riutilizzato come Cara. «Stando alle ultime notizie, oggi i richiedenti-asilo ospitati nella cittadina della Fortezza sono dai 258 ai 260: addirittura una decina in più rispetto a quanti vennero trasferiti da Gorizia all’inizio di gennaio - aggiunge Cecot -. Che dire? La verità è che sul versante profughi la situazione è, a dir poco, stagnante: tutto è fermo, tutto è affidato alla Caritas diocesana e al volontariato che si stanno prodigando per dare un tetto a queste persone. Meno male che la soluzione gradiscana doveva essere soltanto temporanea...».

L’assessore provinciale non manca di puntare il dito anche contro un’altra (mancata) soluzione: quella che portava a Grado e all’utilizzo di una struttura alberghiera. «Pareva che l’accordo fosse già stato raggiunto e bisognava solamente limare i dettagli. In realtà, quel progetto non è mai decollato. Mi giunge voce che l’albergatore avrebbe desiderato un accordo lungo, della durata di un anno mentre la Prefettura aveva la necessità di un’intesa che si protraesse per un massimo di tre mesi o giù di lì. Di fronte a queste posizioni distanti, tutto è naufragato. Pertanto, non c’è più traccia della soluzione gradese che avrebbe potuto contribuire alla necessità di garantire l’accoglienza ai migranti». Forse, ma è una nostra deduzione, determinanti sono state le prese di posizione contrarie a tale soluzione: di fronte a tutte queste ritrosie, probabilmente si è deciso di fare un passo indietro. Resta un dato di fatto, assolutamente incontestabile: la cosiddetta e sbandierata “accoglienza diffusa” con il coinvolgimento di tutti e 25 i Comuni della provincia stenta a decollare, per non dire che non è proprio decollata. «La prossima tappa sarà l’apertura, dopo i lavori di sistemazione, della vecchia caserma dei carabinieri di Gabria: lì troveranno spazio una trentina di richiedenti-asilo. Per il resto, la situazione è assolutamente ferma», aggiunge Cecot che fornisce anche una sua chiave di lettura dell’apertura della nuova Commissione di Verona. «La senatrice Fasiolo sostiene che, grazie a questa novità, si alleggeriranno i flussi di profughi a Gorizia? A mio parere, semmai, si velocizzeranno le pratiche ma comunque il capoluogo continuerà ad essere mèta di arrivi perché è la prima città che si trova al confine».

Infine, un altro dato. Oggi sono diventati 50 i richiedenti-asilo che non sono coperti da convenzione. «Dormono nella sede della Caritas di piazza San Francesco e al dormitorio di Piazzutta - conclude l’assessore provinciale al Welfare -. Il loro numero è destinato a ingrossarsi. Scommettiamo?».

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