Accoglienza diffusa nelle case di Trieste, spunta un’offerta ma arriva da fuori
TRIESTE Dopo tre tentativi andati male è stata finalmente depositata una proposta per il servizio di gestione dell’accoglienza diffusa a Trieste, bandito dalla Prefettura. E quasi certamente arriva da fuori regione. Scadeva infatti ieri alle 12 il termine ultimo per partecipare alla gara che prevede una copertura finanziaria stimata di 10,9 milioni di euro per 24 mesi per l’accoglienza in appartamento di una media di 700 richiedenti asilo. Attualmente sono Ics e Caritas a garantire i posti per i migranti che sono arrivati in Italia e che sono in attesa di completare il percorso per la richiesta di asilo. I due gestori stanno proseguendo il servizio in regime di proroga visto che i primi due bandi erano andati deserti e che non era andata a buon fine neanche la contrattazione diretta con la Prefettura.
L’ente aveva quindi deciso, il 25 novembre, di presentare un nuovo bando, basandosi sempre sul capitolato promosso dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che riduce il costo medio per migrante da 35 a 21,5 euro. Proprio sugli importi l’Ics aveva presentato un ricorso al Tar del Lazio per contestare l’impossibilità di garantire un servizio adeguato alle persone e per questo, insieme alla Caritas, ha deciso di non partecipare al bando. Non essendoci altre realtà che possono partecipare alla gara a Trieste e, come annota lo stesso presidente Ics Gianfranco Schiavone, neanche in Friuli Venezia Giulia, è quasi certo che l’unica offerta sia stata quindi depositata da un operatore in arrivo da fuori regione.
Oggi alle 12 l’apposita commissione aprirà l’offerta pervenuta e, se questa sarà ritenuta accoglibile, nei prossimi giorni assegnerà un punteggio che prevede un massimo di 70 punti per la parte tecnica e di 30 per quella economica. Secondo le previsioni della Prefettura ci sarà da sostenere una media di 700 migranti al giorno sul territorio, un numero che in determinati momenti potrà aumentare al massimo del 50%, con un turnover ripetuto quattro volte in due anni: in sostanza, è prevista l’accoglienza di 2.800 richiedenti asilo in 24 mesi. L’unico importo non assoggettabile a ribasso è quello che fa riferimento al “pocket money” di 2,5 euro al giorno, fino a un massimo di 7,5 euro per nucleo familiare, e alla tessera telefonica da cinque euro una tantum, per un valore totale di un milione e 291.500 euro. L’offerta è così modulabile per quanto riguarda i 420 mila euro per la fornitura del kit all’arrivo del migrante (vestiario e beni per l’igiene personale) e i nove milioni e 198 mila euro che derivano dal costo unitario di ogni singolo richiedente asilo che il Viminale ha stimato in 21,35 euro al giorno così articolato: per il personale la spesa quotidiana pro capite è di 7,40 euro, il servizio di trasporto ha un “plafond” di 60 centesimi, cinque euro invece è quello per le derrate alimentare articolate su tre pasti al giorno, mentre valgono 46 centesimi la fornitura di beni monouso e utensili di cottura e 11 quella di attrezzature per le pulizie di stoviglie, per il lavaggio degli indumenti e per le pulizie ambientali. Il trasporto e la consegna dei beni, ancora, è stimato in 50 centesimi mentre per l’affitto, l’arredamento, la manutenzione dell’appartamento e le utenze ogni migranti ha un budget di 3,93 euro.
Fin qui il totale del costo medio giornaliero è di 18 euro, cui però si aggiungono come detto la “pocket money” e la scheda telefonica da cinque euro, oltre che il kit di primo ingresso da 150 euro: queste ultime due “voci” sono considerate una tantum e dunque vanno suddivise per i sei mesi che si stima un richiedente asilo impieghi per il completamento del percorso di riconoscimento del diritto a essere ospitato nell’Unione europea.
Per quanto concerne il personale i numeri sono regolamentati da una tabella che prevede ogni 50 posti un operatore diurno per otto ore al giorno, un assistente sociale sei ore alla settimana e i servizi di mediazione linguistica e informazione normativa rispettivamente per dieci e tre ore alla settimana. Secondo Schiavone le condizioni proposte sono «inaccettabili»: «Con questo capitolato si apre l’accoglienza diffusa al mercato della malavita organizzata. Auspichiamo che nelle prossime settimane arrivi a sentenza anche il Tar del Lazio». A bocciare questo tipo di bandi per l’accoglienza diffusa, uguali in tutte le prefetture, anche lo studio di ActionAid e Openpolis, che parla di contrazione dei diritti dei migranti, di penalizzazione dell’accoglienza diffusa e di totale mancanza di programmazione sul tema.—
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