Accademie marittime perdute, tra le istituzioni è uno scambio di accuse

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di Silvio Maranzana
«Trieste avrà comunque un suo Polo formativo in ambito marittimo-portuale. Un Centro di formazione avrà sede in Porto Vecchio e formerà figure professionali in questi settori. Contiamo di costituire la società che lo gestirà già entro quest’anno». Il presidente dell’Autorità portuale Claudio Boniciolli annuncia un primo tentativo di reazione allo scippo da parte di Genova dell’International maritime academy e al rifiuto da parte di Venezia di condividere con Trieste l’Accademia del mare. Situazioni queste che gli hanno provocato ieri un duro attacco da parte del consigliere regionale del Popolo della libertà Piero Camber.


«È sconsolante vedere come Boniciolli - accusa Camber - dopo aver contribuito a lasciarsi scappare l’importantissima Accademia dell’Imo, dichiari candidamente che l’Authority e il Comune di Venezia si sono opposti alla realizzazione di una sede dell’Accademia del mare a Trieste. E fortuna che si è sempre fregiato di avere ottimi rapporti di collaborazione con la città lagunare da cui proviene».


«L’Accademia del mare è stata una mia idea - ha spiegato Boniciolli - il sindaco Cacciari l’ha recepita e poi si è messa di mezzo anche la Provincia di Venezia competente per la formazione professionale. Ora noi daremo un rilievo ultraregionale alla nostra Scuola di formazione».


«E proprio da questo nucleo ripartiremo - ha aggiunto Martino Conticelli, segretario generale dell’Authority - per riallacciare il dialogo con Venezia e tentare anche di riaprire il discorso Accademia del mare». Lo stesso Conticelli ammette che è andato a vuoto un estremo tentativo per trattenere a Trieste l’Ima che si rivolge in particolare ad allievi provenienti dai Paesi emergenti. Camber ha accusato ieri Boniciolli di essersi «messo di traverso al progetto tecnico della Camera di commercio con un secondo progetto politico», sottolineando che «il porto di Trieste ha tutte le potenzialità per tornare a essere punto di riferimento nei traffici dell’Alto Adriatico, ma necessita di una leadership che sappia rendere operativa questa volontà comune».


«È stato proprio il boicottaggio di una volontà comune ad affondare l’Ima - ribatte la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat - in quanto la nuova amministrazione regionale non ha voluto confermare l’impegno finanziario di 200 mila euro già preso dall’ex assessore Roberto Cosolini. È una situazione che fa il paio con quella verificatasi per l’autoporto di Fernetti dove tutte le amministrazioni triestine hanno preso l’impegno verbale a non esercitare prelazioni su quote da vendere all’Autorità portuale, ma al momento di firmare il presidente della Canera di comemrcio si è tirato indietro».


Un’interrogazione al presidente della Regione Renzo Tondo è stata presentata dal capogruppo dell’Udc, Edoardo Sasco, il quale rileva che «in questa vicenda l’amministrazione regionale non ha finora esercitato un incisivo ruolo di sostegno e di coordinamento tra le molteplici istituzioni che hanno competenza in merito» e chiede «se c’è la concreta disponibilità di finanziamenti richiesti, necessari per garantire a Trieste il mantenimento di queste strutture».


«L’Accademia del mare - spiega Mauro Tommasini, assessore provinciale all’Istruzione - doveva essere collocata in Porto Vecchio proprio accanto all’Istituto Nautico dotato anche di una foresteria per ospitare gli studenti fuori sede e di nuove e moderne attrezzature. Per questo era stato indicato il Magazzino 26, ma la richiesta non è vincolata ad esso». Anche per il fatto che l’Accademia del mare non ci sarà, l’Authority indirizzerà il Nautico su un magazzino più piccolo.


«Trieste sede di un Istituto Nautico con le iscrizioni in crescita (circa 500 gli allievi) e di una società di navigazione di primo piano (Italia marittima) che imbarca gli allievi ufficiali su tutte le sue numerose navi - ha accusato Giorgio Marangoni della segreteria regionale Federmar Cisal - si è lasciata sfilare sotto il naso quello che già aveva da lungo tempo. Ora c’è il rimpallo delle responsabilità - ha aggiunto - ma la colpa di quanto accaduto ricade sulll’intero quadro istituzionale locale: sinistra, destra, centro, Regione, Provincia, Comune, Camera di commercio, Autorità portuale».


Intanto, come ha ricordato lo stesso Marangoni centri di formazione di rilievo nazionale e internazionale sono nati anche in altre città italiane, alcune ben più piccole di Trieste: a Chiavari per quanto concerne i sottufficiali della Marina mercantile, a Santa Margherita ligure nell’ambito della pesca, a Napoli per la formazione di cuochi di bordo, a Torre del Greco.

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