Aborti choc in Europa per selezionare il maschio

Strasburgo lancia l’allarme per il diffondersi della pratica “modello Cina” Albania nel mirino. Sotto osservazione Kosovo, Bosnia, Macedonia e Montenegro

BELGRADO. Una famiglia attende un bimbo. Dopo un’ecografia, ai genitori casca il mondo addosso. Il medico ha annunciato loro non una malattia del feto, ma il sesso del nascituro: femmina. Alla madre, persuasa dal condizionamento sociale a considerare una figlia come un’erede inutile, non rimane che una scelta obbligata: abortire. Eventi simili accadono quotidianamente, in Cina, a Taiwan, in India. Ma da anni anche in Europa, nel Caucaso e a un’ora di volo da Roma: in Albania.

Lo denuncia l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (CoE), riunita in sessione autunnale a Strasburgo. «La selezione prenatale del sesso è stata applicata da decenni in alcuni Paesi asiatici. Ci sono tuttavia forti prove che questa pratica avvenga anche in Stati membri del Consiglio, tra cui l’Albania» e nel Caucaso, avverte il rapporto «Prenatal sex selection», redatto dalla deputata socialista svizzera, Doris Stump. Lo studio è nato da una mozione che aveva chiesto d’indagare il fenomeno, primo firmatario il deputato italiano Volontè (Udc). «La preferenza per un figlio maschio e la discriminazione di genere sono così diffusi nel mondo che, spontaneamente o sotto pressione, milioni di donne decidono di non mettere alla luce le proprie figlie, ritenute un peso per le famiglie», esordisce Stump.

Lo studio del CoE utilizza come parametro la «sex ratio» naturale del rapporto tra i sessi: 105 maschi per 100 femmine. In molte aree, continua l’analisi, «il rapporto è distorto» a causa della selezione attraverso l’aborto. Sotto la lente sono finite Georgia (111), Armenia, Azerbaigian e Albania (112), tutte con una “sex ratio” pericolosamente vicina a quella della Cina della “politica del figlio unico” (113, in alcune aree 130). Ma anche Kosovo (108), Bosnia, Macedonia e Montenegro (107) superano la media. Quali sono le ragioni che fanno preferire un maschio a una femmina? «Economiche, quando l’eredità può andare solo al figlio o la questione della dote. Culturali, per la trasmissione del cognome», elenca Stump. Che poi affronta il caso dell’Albania, dove le autorità hanno risposto al Coe spiegando di considerare la “sex ratio” a livelli indiani (112) «un fenomeno sporadico limitato ad aree remote». Tirana – illustra Stump -, ha chiarito che «le ragioni principali per abortire sono sociali, il sesso del nascituro non è mai nominato» tra le giustificazioni portate dalle donne. Ma i numeri del CoE smentiscono la versione ufficiale, anche se forse Tirana ha provato a nascondere il problema.

«Secondo i dati della Banca mondiale, c’erano troppo poche bambine sotto i 5 anni in Albania negli anni 2000, sia nelle famiglie più istruite sia in quelle meno alfabetizzate. Le recenti statistiche demografiche del 2008 non mostrano però più questo scarto», rivela Louise Grogan, autrice del paper “Le ragazze mancanti dell’Albania”. Il dato del 2008 è «sorprendente, tenuto conto che un’indagine Unicef del 2005 dimostrava che il 55% dei bambini con meno di 5 anni era maschio, un dato che va contro la biologia», aggiunge. Difficile capire se i numeri albanesi siano stati edulcorati. Ma è altrettanto arduo fare un’operazione di maquillage con quelli, drammatici, diffusi da Mara Hvistendahl. Nel libro “Unnatural Selection” parla di 160 milioni di bambine mai nate in tutto il mondo negli ultimi decenni per colpa della “selezione innaturale”. Selezione che ha anche degli alti costi, come un «aumento della criminalità», ricorda il CoE.

In Cina, in vent’anni, sono raddoppiati i sequestri di persona, donne “comprate” per sopperire alla mancanza di potenziali mogli. Ma anche stupri e prostituzione sono in aumento, in un Paese che nel 2020 registrerà un surplus di 30-40 milioni di giovani maschi, rispetto alle donne. Cosa fare per risolvere il problema? Oltre a «promuovere l’uguaglianza tra donne e uomini», l’Assemblea ha adottato una risoluzione che invita Albania, Armenia, Azerbaigian e Georgia a «investigare sulle ragioni del fenomeno». E tutti gli Stati membri «a introdurre una legislazione che proibisca la selezione sessuale nella procreazione assistita e nell’aborto, eccetto quando ciò sia giustificato per evitare serie malattie ereditarie». Le vittime sono state troppe e il “Gendercide” - sterminio deliberato di persone di un determinato sesso, secondo la definizione della filosofa Mary Anne Warren -, va fermato.

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