Abbate: «A Trieste i telelaser dei vigili perfettamente a norma»

Il comandante della polizia locale chiarisce che il motociclista di via Flavia si è “salvato” per un cavillo normativo
Un vigile urbano munito di autovelox
Un vigile urbano munito di autovelox

TRIESTE Strumenti regolari, pieno rispetto delle normative, nessun errore nel rilevare l’infrazione. Lo afferma il comandante della polizia locale di Trieste Sergio Abbate, a precisazione del caso del motociclista che si era visto cancellare dal prefetto una multa da ben 824 euro per velocità, oltre alla restituzione dei punti della patente. La sanzione era stata comminata dai vigili attraverso un telelaser posizionato in via Flavia. Ma il motociclista aveva deciso di ingaggiare una battaglia legale per dimostrare, a suo dire, la scarsa attendibilità dello strumento utilizzato. Tesi che la polizia locale, attraverso i propri vertici, respinge categoricamente.

L’attrezzatura adottata «è stata ufficialmente omologata dal ministero dei Trasporti», fa notare innanzitutto il comandante. «La legge non prevedeva la taratura – puntualizza – e per questo nessuna forza di polizia la effettuava. Subito dopo la sentenza (con cui la Consulta aveva dichiarato illegittima la norma del codice della strada che sanciva la non obbligatorietà della taratura periodica, ndr) abbiamo provveduto a quanto richiesto».

Trieste, pistola telelaser fuori legge: maximulta cancellata
Vigili col telelaser in una foto di archivio

Prima di ogni utilizzo, quindi, il telelaser viene sottoposto all’autodiagnosi e a una serie di verifiche prescritte dal manuale. «Grazie anche a questa buona pratica – evidenzia Abbate – la società che avrebbe dovuto tarare le nostre macchine ha solamente certificato che erano già pienamente efficienti».

Chiarito ciò, il comandante interviene nel merito delle sentenza applicate in materia, ricordando che questo tipo di provvedimenti, pur entrando in vigore il giorno successivo alla loro pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, «hanno effetto retroattivo sulle situazioni ancora in essere. In pratica, nel nostro caso, tutte le sanzioni comminate prima del provvedimento potevano essere annullate purché non fossero già state definite con il pagamento o con il decorso dei termini per l’impugnazione».

Un cavillo sostanzialmente normativo, dunque, più che un problema di funzionalità tecnica dell’attrezzatura impiegata dal corpo nell’attività quotidiana in strada. «Altrettanto ovvio – riprende il comandante Abbate – è il parere favorevole della Polizia Locale in sede di ricorso dal momento che la legge, anche quella sopraggiunta successivamente, è la fonte principale del nostro agire e non certo perché avevamo commesso errori nel rilevare l’infrazione».

Il comandante spiega anche il motivo per cui il numero della matricola riportato sul verbale di accertamento che contestava l’infrazione non risultava leggibile: «È possibile che non sia rimasto sufficientemente impresso sulla carta chimica – sottolinea Abbate – anche se è un po’ anomalo che non si legga solo una piccola parte di un intero testo stampato meccanicamente. Ad ogni modo i nostri uffici non hanno nulla in contrario a fornire il dato richiesto dal ricorrente».

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