«A2A deve abbandonare il carbone»
No al carbone, sì al gas naturale, questa la strada verso un più ambizioso progetto di produzione energetica ecosostenibile a Monfalcone. Così si è espressa la commissione tecnico-scientifica incaricata dalla Provincia di Gorizia di valutare i possibili scenari di evoluzione e di riconversione della centrale termoelettrica A2A, che ieri ha presentata nella sala del Consiglio provinciale la relazione finale allo studio condotto. Una relazione che non ha lasciato spazio a dubbi: secondo gli esperti continuare a puntare sul carbone porterebbe a danni gravissimi per l'ambiente e la salute dei cittadini.
«Devo ringraziare di cuore gli scienziati che si sono messi a disposizione gratuitamente per portare a termine questo studio – ha detto il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta -, e che oggi firmano una proposta che diventa ufficiale. È stato svolto un grandissimo lavoro e ne terremo sicuramente conto nelle nostre analisi future».
La commissione tecnico-scientifica è composta da Giorgio Einaudi, Massimo Scalia, Marko Starman e Stephen Taylor, alcuni tra i massimi esperti internazionali in tema di energia. Assieme al Ceta di Gorizia hanno elaborato un corposo studio di un'ottantina di pagine nelle quali vengono analizzati quattro possibili scenari futuri per quel che riguarda la centrale di Monfalcone. I primi due sono stati bocciati in toto dallo studio: quello che non prevede alcun cambiamento, e quello che vedrebbe andare in porto il progetto A2A di riconversione a carbone. Il terzo e il quarto scenario, invece, sono quelli premiati, in maniera diversa, dalla commissione. L'obiettivo sarebbe arrivare a uno scenario di “Apea” (ovvero Area produttiva ecologicamente attrezzata)-: si tratterebbe di dar vita, a medio lungo termine, a un polo per la produzione di energia totalmente derivante da fonti rinnovabili, affiancato anche da un moderno centro di ricerca applicata, che farebbe dell'Isontino un punto di riferimento all'avanguardia nel campo dell'energia non solo in regione, ma anche in Italia.
«Nell'immediato si pensa a un programma ibrido – si legge nella relazione della commissione -, in cui alla riconversione della centrale A2A a gas metano, alimentata dal gas derivante dal mini-rigassificatore (pari a circa 100-150 Mw), si associ lo sviluppo di tecnologie innovative come il solare termodinamico per ulteriori 30-50 Mw, o come progetti di produzione diffusa di energia elettrica».
Come si può notare, questo scenario tiene già conto del progetto di rigassificatore della società Smart Gas Monfalcone srl. Ovviamente non si potrebbe pensare di arrivare a questo ambizioso traguardo dall'oggi al domani. Ecco allora che, in una prima fase di transizione, andrebbe promosso il progetto di conversione della centrale a gas metano (già autorizzata peraltro), per arrivare poi al parco tecnologico alimentato da fonti rinnovabili.
L'unica certezza allora, è la porta chiusa in faccia al progetto di A2A, e al carbone. «Il progetto di riconversione a carbone di A2A non comporta benefici ambientali rispetto al quadro dei due attuali gruppi a carbone che si stanno dotando di Denox – scrivono ancora i tecnici -, e resterebbero pertanto immutati l'impatto ambientale e il carico di patologie sanitarie, incluse le morti in eccesso».
In tal senso è stato proposto un paragone con la centrale di Porto Tolle (del tutto assimilabile a quella di Monfalcone), per la quale sono stati quantificati in 3,6 miliardi di euro i danni ambientali e sanitari, e il sostanziale incremento di decessi e malattie. Ecco allora che «lo scenario di transizione – si legge nella relazione – è di gran lunga a minor impatto ambientale e sanitario, e porterebbe nel tempo a un nuovo modello energetico di energia pulita». Di fronte agli esiti dello studio, il presidente della Provincia Gherghetta ha annunciato di voler trasmettere alla Regione la relazione, e chiedere a breve l'istituzione di un tavolo tecnico in merito.
Marco Bisiach
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