A2A a Monfalcone: «Fine del carbone e niente rifiuti»
MONFALCONE Fine dell’utilizzo del carbone entro il 2025 «praticamente dopodomani» e no alla trasformazione della centrale in un termovalorizzatore-brucia rifiuti, tutte le altre possibilità sono aperte. Dall’utilizzo di energie rinnovabili (gas e biomasse compresi) con tecnologie di ultima generazione fino alla trasformazione in polo di distribuzione energetica o addirittura smantellamento completo e l’utilizzo dell’area per fini portuali, logistici o industriali-cantieristici.
«Sono due chiari paletti e da questi abbiamo iniziato a lavorare» ha confermato Chicco Testa presidente di Sorgenia spa ed Eva spa, esperto di politiche industriali ed energetiche, un percorso ribadito anche da Gianni Silvestrini (direttore al Politecnico di Milano del Master Ridef Energia per Kyoto, esperto su energie rinnovabili, decentramento, efficienza energetica, tematiche ambientali) al termine della prima giornata a Monfalcone della Commissione di studio per la riconversione della centrale termoelettrica.
E che ci siano davvero tutte le possibilità aperte per studiare una riconversione «economicamente sostenibile» e che soprattutto «mantenga i livelli occupazionali» (attualmente 130 dipendenti diretti e 200 dell’indotto) lo confermano le presenze degli altri superesperti che dopo un sopralluogo all’impianto di A2A si sono riuniti per fissare le tappe del lavoro che durerà un anno. Seduti al tavolo accanto a Testa e Silvestrini, Vittorio Torbianelli (professore associato di Economia applicata all’Università di Trieste, esperto di economia marittima e portuale), Stephen John Taylor (direttore servizio Marketing, comunicazione e sviluppo mercato del consorzio per l’Area di ricerca scientifica e tecnologica di Trieste), Giampaolo Fontana (direttore del Consorzio di sviluppo economico del monfalconese, esperto di politiche industriali locali), nonché i due rappresentante del soggetto gestore (A2A) Stefano Besseghini (presidente e amministratore delegato di Rse, Ricerca sistema energetico) e Roberto Scottoni (responsabile dell’impianto di Monfalcone).
Lo stesso Testa ha spiegato che le leve su cui bisognerà lavorare sono da una parte l’esperienza nel campo energetico e ambientale di A2A che utilizza fonti rinnovabili ed altre tecnologie di stoccaggio. Dall’altra la valorizzazione dell’area su 24 ettari che vede infrastrutture importanti, collegamenti autostradali, ferrovia, polo logistico, porto e banchine. «Magari il sito potrebbe essere appetibile per qualche grande cantiere che è interessato a lavorare accanto a Fincantieri, la vocazione dell’area è energetica, cantieristica e portuale» ha aggiunto Testa insistendo sul fatto che la commissione indagherà sulle attività di riconversione «con un ritorno economico».
«Nessun libro dei sogni – ha aggiunto Silvestrini – ma tutte le opzioni possibili che puntino a un rapporto armonico tra lavoro e salvaguardia dell’ambiente» perché il dato occupazionale è rilevante. Proprio questi nodi, ha ricordato l’assessore uscente all’Ambiente Sara Vito (candidata del Pd alle prossime regionali) sono stati alla base del varo della Regione di questa commissione di studio con i superesperti. «Lo sviluppo sostenibile è possibile, non è un’utopia – ha ribadito – oggi si apre una nuova pagina di storia di questa città. Monfalcone potrà essere un esempio a livello non solo italiano, ma anche internazionale di come sia possibile transitare da un vecchio modello di sviluppo alla green economy».
Una riconversione che, dato non secondario, dovrà convincere il padrone di casa, A2A, proprietario dell’area e dell’impianto che attualmente garantisce il 20% del fabbisogno energetico regionale. Impianto che, lo ha ricordato proprio Testa dopo il sopralluogo «ha visto importanti investimenti» (Denox innanzitutto) costati milioni di euro e che dovranno essere ammortizzati.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo