A vuoto il vertice romano. Centrodestra impantanato sul nome del governatore

Fumata nera dal confronto a Palazzo Grazioli tra Berlusconi, Salvini e Meloni. Decisione rinviata a mercoledì 14 marzo. Immutata la chiusura leghista su Riccardi
Matteo Salvini (L), leader of Lega Nord Party, Former Italian prime minister Silvio Berlusconi (C) and Giorgia Meloni (2-R)leader of the Brothers of Italy party in the restaurant 'La trattoria del Cavaliere' ('The Knight's trattoria') during the electoral dinner organized to support the center-right Forza Italia candidate for the presidency of Sicily Region Nello Musumeci, in Catania, South Italy, 02 November 2017 (issued 03 November 2017). ANSA/ PRESS OFFICE/ LIVIO ANTICOLI ..+++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++
Matteo Salvini (L), leader of Lega Nord Party, Former Italian prime minister Silvio Berlusconi (C) and Giorgia Meloni (2-R)leader of the Brothers of Italy party in the restaurant 'La trattoria del Cavaliere' ('The Knight's trattoria') during the electoral dinner organized to support the center-right Forza Italia candidate for the presidency of Sicily Region Nello Musumeci, in Catania, South Italy, 02 November 2017 (issued 03 November 2017). ANSA/ PRESS OFFICE/ LIVIO ANTICOLI ..+++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++

TRIESTE Il Friuli Venezia Giulia è l'ultimo pensiero del centrodestra. Mancano dodici giorni al deposito delle liste elettorali per le prossime regionali, ma l'atteso vertice di Roma fra Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni ha visto i tre leader lasciare Palazzo Grazioli poco prima delle undici di sera, senza aver sciolto il groviglio sulla guida della coalizione in vista del 29 aprile. Fumata nera, dunque, anche se i capi si sono aggiornati a stamattina, per continuare il confronto a tutto campo sulle strategie dell'alleanza. Impossibile al momento stabilire se a prevalere sarà l'accordo preelettorale che assegnava il Friuli Venezia Giulia a Forza Italia oppure la sortita con cui Massimiliano Fedriga ha messo all'angolo gli azzurri imponendo un nome diverso da quello di Riccardo Riccardi e dicendosi pronto a correre in prima persona in caso di ulteriore stallo.

Masimiliano Fedriga
Masimiliano Fedriga


I vertici si sono riuniti nella serata di ieri, martedì 13 marzo, per discutere dei molti nodi aperti nella coalizione, a cominciare dalla questione della presidenza delle camere. Davanti a urgenze di ben altro peso, il destino del Fvg è slittato ancora una volta ma il pallino resta comunque saldamente nelle mani delle centrali di partito, visto che le articolazioni locali di Lega e Forza Italia vivono dall'autunno un rapporto fatto di diffidenze e polemiche insanabili.

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Quale che sia la decisione finale, la coalizione si presenterà in campagna elettorale con vistose crepe nei rapporti fra i principali alleati. Difficilmente i dissidi faranno dilapidare il vantaggio acquisito alle politiche rispetto a centrosinistra e M5s, ma la sfiducia tra le parti non svanirà, dopo quella che è sembrata una guerra fredda tra avversari più che una trattativa fra alleati. Un percorso che sta per concludersi allo scadere, nella superba ma fondata convinzione che la vittoria sia a portata di mano, a prescindere dagli aspetti programmatici e dal rispetto dovuto agli elettori. Anche le ultime battute in corso non sembrano poter lenire le ferite.

Lasorte Trieste 09/10/17 - Consiglio Regionale, Incontro Centrodestra, Savino, Riccardi
Lasorte Trieste 09/10/17 - Consiglio Regionale, Incontro Centrodestra, Savino, Riccardi


Al momento, resta immutata la chiusura della Lega sul nome di Riccardi e pure su quello di Savino, che ieri i berlusconiani del Fvg hanno cercato nuovamente di accreditare come alternativa, incontrando il ribadito no di Fedriga. Da quanto trapela, gli azzurri avrebbero infatti deciso di piegarsi al diktat su Riccardi, ma ritengono inaccettabile incassare un secondo diniego, tanto più che Savino è la coordinatrice regionale del partito e dunque la massima carica politica sul territorio. Il livello locale di Forza Italia continua allora a immaginare anche la definitiva spaccatura, motivata dall'ostinazione delle Lega: queste almeno le voci circolanti ieri in Consiglio regionale.

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Nel corso della giornata, l'intera coalizione ha atteso col fiato sospeso il summit romano e non c'è stata voce che non abbia riconosciuto l'incapacità dei leader locali di incidere nella decisione. In alcune telefonate dirette con i vertici nazionali forzisti, Fedriga ripete di essere a disposizione, ma di essere pronto ad accettare un azzurro diverso da Riccardi. E questa potrebbe essere in cuor suo l'opzione preferita, per continuare a covare il sogno di un ministero o il bis da capogruppo, stavolta alla guida di un esercito di deputati e non della piccola pattuglia della scorsa legislatura, sebbene le insicurezze dell'attuale scenario politico potrebbero al contrario spingerlo a vedere nella Regione un'ottima alternativa invece che un ripiego.

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Resta ora da capire se Berlusconi vorrà tutelare le scelte dei propri maggiorenti locali o se deciderà di scaricarli per non rompere con Salvini, accordandosi con lui su Fedriga o estraendo il coniglio dal cilindro. Dipenderà in primis dal segnale che il capo di Forza Italia vorrà dare dopo il deludente risultato del 4 marzo, utilizzando magari il Fvg come dimostrazione della volontà di sbarrare la via alla temuta scalata leghista sul partito oppure preferendo fare un passo indietro per conquistare altre caselle più ambite nello scacchiere nazionale. Allo stesso modo, bisognerà verificare se Forza Italia Fvg sarà capace di proporre un'alternativa accettabile per il Carroccio o se riterrà che la bocciatura di Savino rappresenti la prova di una rottura insanabile, costi quel che costi. Di certo c'è solo che in regione non si decide più nulla e che l'attesa è diventata ormai ingiustificabile.
 

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