A Vienna i popolari di Kurz al 35%, i nazionalisti pagano il video “russo”

In rimonta i Verdi, fuori dal Parlamento nel 2017. I socialdemocratici dell’Spö restano secondi
epa07603295 Austrian Chancellor Sebastian Kurz arrives for an OeVP election party during the European elections in Vienna, Austria, 26 May 2019. The European Parliament election is held by member countries of the European Union (EU) from 23 to 26 May 2019. EPA/MICHAEL GRUBER
epa07603295 Austrian Chancellor Sebastian Kurz arrives for an OeVP election party during the European elections in Vienna, Austria, 26 May 2019. The European Parliament election is held by member countries of the European Union (EU) from 23 to 26 May 2019. EPA/MICHAEL GRUBER

Il voto di ieri in Austria per l’elezione dei rappresentanti all’Europarlamento ha due vincitori: il Partito popolare (Övp) del cancelliere Sebastian Kurz; e i Verdi, che fino a qualche mese fa erano dati per morti e invece ritornano sulla scena con un consenso sorprendente. L’Fpö, partito della destra sovranista, è il grande perdente: cala di poco rispetto alle Europee di 5 anni fa, ma precipita rispetto al voto delle Politiche 2017 e al peso che gli attribuivano i sondaggi fino al fatale venerdì 17 maggio: reso pubblico in rete proprio quel giorno, il video di Ibiza - che riprende il leader e vicecancelliere (poi dimessosi) Heinz Christian Strache assieme al suo braccio destro proporre a una sedicente figlia di un oligarca russo di finanziare l'Fpö in forme “discutibili” - ha segnato la sua condanna.

L’Spö (Partito socialdemocratico) resta la seconda forza ma non fa un passo avanti, segno che la nuova segreteria politica non è servita a nulla. Lo stesso per Neos, il piccolo partito liberal-conservatore, che tiene le posizioni, il che può considerarsi un piccolo successo considerando i pochi mezzi a disposizione per farsi notare.



Secondo le prime proiezioni di voto fornite alle 23 di ieri, lo scenario - da confermare e comunque provvisorio: mancano i voti inviati per posta che sono il 10% del totale e saranno scrutinati questa mattina - sarebbe il seguente (tra parentesi la differenza rispetto al voto del 2014): Övp 35,4% (+8,42), Spö 23,6% (-0,49), Fpö 18,1% (-1,62), Verdi 13% (-1,52), Neos 8,1% (-0,04). La lista Europa Jetzt non supera la soglia del 4%.

Questi numeri dicono già tutto (è «anche un forte segnale per Manfred Weber come presidente della commissione europea», il commento di Kurz ieri sera), ma andrebbero letti aggiungendo un confronto con le Politiche 2017, dove l’Fpö aveva ottenuto quasi il 26%, percentuale che gli ultimi sondaggi sostanzialmente avevano confermato prefigurando quanto meno un 23 o 24%. Il 18,1% di ieri rappresenta dunque un crollo, che avrà ripercussioni nella politica interna, ma anche sul piano europeo. Sì, perché se le elezioni di ieri rappresentavano in Europa un test sulle forze sovraniste e sul peso che esse avranno a Bruxelles nei confronti dei tradizionali partiti europeisti, dall’Austria - dove peraltro l’affluenza ha fatto un balzo del 10% - giunge una dichiarazione di fallimento.

L’Fpö era l’unica forza euroscettica e per questo aveva stretto forti legami con la Lega di Salvini e con gli altri partiti nazionalisti europei. Se non ci fosse stato l’«incidente» di Ibiza, avrebbe potuto mandare all’Europarlamento una pattuglia di 4 deputati, gli stessi che aveva nel Parlamento uscente. Invece ne potrà mandare solo due o forse tre (il conto esatto potrà essere fatto solo oggi, usando i risultati definitivi per la ripartizione dei 18 seggi spettanti all’Austria). Pochi, per dar man forte al “capitano” nella battaglia con cui vuole cambiare «questa Ue».

Anche con i Verdi il raffronto coi risultati delle Politiche 2017 è indispensabile. Allora il partito ambientalista era dilaniato da lotte intestine. La portavoce federale se n’era andata. C’era stata una scissione da cui si era costituita la Lista Pilz, che aveva risucchiato molti voti. Quella volta i Verdi non avevano neppure raggiunto la soglia di sbarramento, rimanendo esclusi dal Parlamento nazionale. E ora quel 13% insperato e imprevedibile: una vera resurrezione.

La pagella europea avrà però anche immediate ripercussioni interne. Già oggi il Parlamento dovrà votare una mozione di sfiducia. Se l’Fpö e l’Spö l’approveranno, Kurz dovrà andarsene. Il governo resterà in carica, ma il capo dello Stato dovrà nominare un nuovo cancelliere. I due partiti fremono per “punire” Kurz, ma non hanno deciso, perché potrebbe essere controproducente per loro. La notte avrà portato consiglio. —


 

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