A Udine partoriente rifiuta il taglio del cordone per motivi religiosi, i medici chiamano la Procura

E' accaduto a Udine. Il Procuratore capo: un segno triste dei tempi, i sanitari devono essere liberi e sereni nel fare il loro lavoro

UDINE Una partoriente rifiuta di farsi tagliare il cordone ombelicale che - secondo le sue convinzioni religiose - dovrebbe staccarsi autonomamente. Ma con il passare del tempo il neonato comincia a mostrare segni di sofferenza fetale. E i medici, per sapere come comportarsi, interpellano la Procura.

Il caso si è verificato ieri, venersì 15 settembre, a Udine. Lo ha riferito il Procuratore capo del capoluogo friulano, Antonio De Nicolo, come «segno triste dei tempi, che dimostra a che punto è arrivata la medicina difensiva». «Ovviamente - ha aggiunto de Nicolo - abbiamo risposto che devono salvare il bambino. La mission dei medici è salvare vite. Nel momento in cui sussiste un pericolo di vita, il trattamento sanitario va fatto. I medici devono essere liberi e sereni nello svolgere il loro lavoro per salvare i pazienti. Evitare le denunce è impossibile, ma qualora arrivasse, chiaramente archivieremo. Se al contrario il neonato fosse morto in assenza di intervento - ha concluso - in quel caso sì che avremmo aperto un fascicolo d'indagine».

«Chiunque - ha proseguito De Nicolo - è esposto al rischio delle denunce. Non lo si può evitare. Ma se uno fa il suo dovere non deve chiedere il preventivo avallo della magistratura». Secondo il capo della Procura udinese «prima di tutto deve essere la coscienza a guidare l'operato. Se uno si comporta secondo il proprio dovere non ha nulla da temere. Ma non è possibile evitare un rischio di denuncia, e questo vale in tutti i settori», ha concluso.

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