A Udine Fontanini costringe Martines al ballottaggio
UDNE. Stavolta il centrodestra è avanti anche a Udine. Non significa che Palazzo D’Aronco sia conquistato, ma è la prima volta negli anni Duemila che berlusconiani e leghisti guardano tutti dall’alto in basso. Ci riescono con Pietro Fontanini, il presidente uscente della Provincia di Udine, capace di mettere insieme 18.619 voti, pari al 41,5%, e di staccare Vincenzo Martines di oltre 2.500 preferenze (16.095 e 35,9% per il candidato del centrosinistra).Gli esclusi dal ballottaggio sono Maria Rosaria Capozzi (Movimento 5 Stelle) al 8,5%, Enrico Bertossi (Prima Udine e Friuli Futuro con Bertossi sindaco, 7,7%), Andrea Valcic (Patto per Udine, 2,9%), Stefano Salmè (Udine agli Udinesi e Io Amo Udine, 2,7%) e Luca Minestrelli (Casapound 0,9%). Tra due settimane, domenica 13 maggio, Fontanini e Martines si sfideranno nell’uno contro uno del ballottaggio. Il più votato diventerà sindaco di Udine. Ce la facesse il primo, sarebbe un risultato certamente a sorpresa - pur in un quadro tanto favorevole a chi è stato a lungo all’opposizione - se si pensa alle difficoltà per arrivare a unire l’intera coalizione. La spuntasse invece il secondo, si tratterebbe dell’ennesima conferma di una Udine baluardo del centrosinistra. Fontanini ha il supporto di cinque liste. Il più importante è naturalmente quello della Lega, 21,6% (primo partito davanti al Pd, il senatore Mario Pittoni a guidare la classifica delle preferenze), quindi Forza Italia (9,7%), Identità civica (5,9%), Autonomia responsabile (3,3%) e Fratelli d’Italia (2,5%). Martines di liste ne ha invece quattro: il Pd è al 20%, seguono Progetto Innovare (7,5%), SiAmo Udine con Martines (5,7%) e Udine sinistraperta (2,5%). Dopo quattro mandati consecutivi, due di Sergio Cecotti, altrettanti di Furio Honsell, il centrosinistra è dunque chiamato alla rimonta. Una situazione nuova per una città in cui il centrodestra aveva sempre affannosamente trovato il candidato sindaco all’ultimo momento e non era mai riuscito a prevalere. Con Pietro Commessatti nel 1998, Daniele Franz nel 2003, Enzo Cainero nel 2008 e Adriano Ioan nel 2013. A questa tornata le cose non sembravano troppo diverse. Il braccio di ferro tra Lega e Forza Italia aveva congelato la candidatura unitaria di Fontanini e, a un passo dalla consegna delle liste, quando gli azzurri avevano mal digerito l’imposizione di Massimiliano Fedriga per la Regione, c’era pure stato un tentativo di convergenza forzista verso Bertossi, già superassessore della giunta Illy dal 2003 al 2008, stavolta vestito con un abito civico. Bertossi si era detto disponibile a guidare il centrodestra, ma la base di salviniani e meloniani della città ha tenuto duro su Fontanini, disposto a una nuova battaglia politica dopo aver fatto il parlamentare e aver retto l’ultima Provincia del Friuli Venezia Giulia, a scadenza solo poche settimane fa. La campagna elettorale ha visto il leghista puntare sul repertorio consolidato della Lega. Difficile immaginare che qualcosa possa cambiare nei prossimi quindici giorni. A incidere, inevitabilmente, saranno però anche le scelte di campo degli sconfitti. (m.b.)
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