A tutto sesso, ma senza la frusta nel libro della triestina Schiavini
TRIESTE. Mr. Grey delle “Sfumature” usava il dolore. Mr. Robin di “A qualcuno piace dolce” preferisce la gentilezza. Che sia questa la nuova frontiera della trasgressione? Dopo il successo in rete, best seller tra i più scaricati del 2013, arriva oggi in libreria il romanzo della triestina Laura Schiavini (Newton Compton, pagg. 279, euro 9,90), storia di un’aspirante giornalista della rivista newyorkese “Manhattan Rumors” che, a caccia di gossip sulle celebrità, s’imbatte in Mr. Sweet. Niente coltelli e corde, ma polpastrelli più brucianti di una frustata, carezze e baci per esplorare ogni piega dell’erotismo. Ce la farà Amy a sottrarre Robin alle legioni di signore impazzite dal principe degli sfioramenti? «Ho voluto affrontare il tema da un’altra prospettiva», racconta Laura Schiavini. «Mi ha colpito il successo di libri che parlano di sesso “malato” e anche il gran numero di commenti favorevoli in rete da parte delle donne. E mi sono chiesta: ma che cosa ci trovano? Perchè sognare con un tipo di rapporto che brutalizza? La mia anima di femminista si è risvegliata e ho scritto una storia per dire che ci si può divertire anche con un principe azzurro senza corde e manette. È una presa in giro leggera, che non fa la morale a nessuno, divertente e che io stessa mi sono divertita a scrivere».
Si è ispirata ad amiche e conoscenti?
«Ad amiche no, ma a un programma televisivo in tarda serata che ho visto a New York. Una signora tutta perbenino, ben vestita e con la permanente, parlava di un vibratore con le telespettatrici. E ne spiegava l’utilizzo con una banana, illustrando come un certo tipo di frutto, piuttosto acerbo, non fosse “igienico” e come fosse preferibile sceglierne uno più roseo. Era esilarante. La figlia di mia cugina, poi, che va al college, mi ha raccontato che tutte le ragazze hanno un vibratore e se lo portano in giro nella borsetta. È questo lo spunto, vero, da cui parte il libro».
Risposta alle “sfumature”?
«Me l’avevano regalato in e-reader, ma non sono riuscita a scaricarlo e ho lasciato perdere. D’altro canto ho avuto sotto gli occhi talmente tanti commenti sulla trilogia, che mi sembra di averla letta davvero. Tante sostengono che i matrimoni sono stati “rinvigoriti” dal sadomaso. In un gioco tutto è lecito, ma credo che il confine con la violenza sia labile. Ho cercato così un modo leggero per dire: donne, state attente, se avete un compagno affidabile va tutto bene, ma non fantasticate su questo genere di cose. Spero di esserci riuscita».
In pillole, il suo slogan è: dolcezza batte sadomaso?
«A mio modo di vedere, è più erotica e più appagante. Ma non è facile trovare uomini dolci, mentre abbondano i tipi “ti sbatto contro un muro”. Lo slogan potrebbe essere: parità, libertà e dolcezza».
Prima di pubblicare in rete, aveva tentato con un editore cartaceo?
«No, ho scelto subito la rete. Per tanti anni sono stata una scrittrice “erotica” e anche se a un certo punto mi è venuta la nausea di questo filone, ho lasciato aperta una porticina per una storia che parlasse di sesso ma con ironia. Sarà stato il titolo, sarà stato il prezzo, 0,99 centesimi, ma il libro è salito subito su Media World, che gli editori guardano molto, e ha mantenuto il primo posto per due settimane. Quando mi ha contattato Newton Compton ho ritirato il romanzo dalla rete ed eccomi qui».
Perchè ha scelto di ambientarlo a New York?
«Perchè ero lì quando ho visto la famosa trasmissione di istruzioni sul vibratore, la città mi è piaciuta e ho pensato che la storia fosse più funzionale a quell’ambiente. Ho un altro romanzo nel cassetto, una storia chick-lit ambientata a Trieste, e avevo cercato di piazzarlo tramite una mia amica agente letteraria. Amo la mia città e mi piaceva l’idea di una location diversa da quelle scontate, Londra, New York. Sa cosa mi hanno risposto? “Bella storia, peccato che non sia ambientata in una metropoli...”».
Lei l’ha mai trovato un tipo come il suo protagonista Robin? Bello, colto, amante perfetto, realizzato?
«Eh, magari. In realtà ho cercato di descrivere un uomo più normale, non straricco, non manager. È un docente, anche se è vero che negli Stati Uniti sono più quotati e meglio pagati».
Di che cosa parla il suo romanzo ambientato a Trieste?
«S’intitola “Precari, joga e galline. Come trovare il principe azzurro con un lavoro a tempo determinato”. La protagonista ha il dono di capire quando qualcuno mente. È una ragazza “alternativa”, ma lavora in una società di prestiti in contante. È convinta di amare il suo maestro di joga e invece finisce per essere attratta da un manager di successo, con cui ha un rapporto molto conflittuale. Il padre della ragazza è un musicista del “Verdi”, ci ho messo anche delle citazioni del sindaco Dipiazza. Più personaggio di lui...».
Sta lavorando a qualcos’altro?
«Un racconto estivo che sarà inserito in una raccolta Newton Compton. E, tra qualche mese, al mio “romanzo della pensione”. Non c’è molta letteratura scritta da donne sessantenni, come me, sulla loro vita. Ho preso spunto dalle Segnalazioni del Piccolo, che mi pubblicano spesso: il personaggio sarà un’opinionista reclutata da un quotidiano per parlare dei problemi di tutti i giorni».
Suo marito?
«È molto orgoglioso. E siccome è anche presentuoso, mi dice: “Se non era per me che ti spronavo a leggere...». Da ragazzina ero piuttosto svogliata, ma, per scrivere, bisogna prima aver letto molto».
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