A Trieste una cultura attenta ai segnali del nuovo

Secondo alcuni indicatori è tra le città italiane più vicine alla concezione di Europa. Grande apertura alla tecnologia
Lasorte Trieste 28/09/12 - Piazza Unità, Trieste Next, Studenti, Scolaresche
Lasorte Trieste 28/09/12 - Piazza Unità, Trieste Next, Studenti, Scolaresche

TRIESTE Trieste Felix, soddisfatta della qualità della vita nel suo territorio, pur con le sue contraddizioni, che sembrano comunque di gran lunga inferiori a quelle della media Italia. Trieste più vicina all'Europa: su molto parametri, di qualità della vita, di relazione con il territorio, ma anche sulla cultura e la sensibilità all’innovazione. La soddisfazione dei suoi cittadini per la cura del territorio, l’ambiente, le strutture e i servizi è superiore alle medie italiane e non solo. Spesso è a livello delle medie europee.

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Andrea Illy


A questi livelli sono pochi i territori studiati durante questo tour per l’Italia che riescono a restare all’altezza dell’Europa. Trieste lo è. È una eccellenza italiana e la sua anima Mitteleuropea non è solo un ricordo del passato. I triestini si dicono soddisfatti persino della connessione di Trieste con il resto del mondo. Evidentemente hanno in mente ancora una volta la vicinanza all'Europa e, forse, persino alla Via della Seta, più che al resto d’Italia. Dal punto di vista tecnologico il territorio ha un suo standing elevato: l’età media è più alta che nel resto d'Italia (e dello stesso nord est), ma qui non si registrano quelle prese di distanza dal mondo dell’innovazione e della tecnologia riscontrate altrove.

L’innovazione – come l’apertura al nuovo – è parte dell’identità del territorio. Il giudizio sulla connettività del territorio è sopra la media europea, e manco a dirlo a quelle italiane. L’apertura all’innovazione è figlia anche di una cultura attenta ai segnali del nuovo: la conoscenza di cosa sia una blockchain o l’intelligenza artificiale o la robotica, è più diffusa che altrove. L’innovazione è parte del «discorso sociale» che attraversa questo territorio o, perlomeno, lo è più che altrove. La tecnologia – si dichiara in oltre 8 casi su 10 – è al servizio di tutti, non solo dei giovani. Anche gli adulti e la popolazione matura, deve fare la propria parte e saper usare la tecnologia. Il territorio ha una sua qualità tecnologica che non sfugge ai suoi abitanti: i servizi sono percepiti come evoluti, sia quelli privati, che quelli pubblici o quelli sociosanitari. Tuttavia, a questa apertura non sempre corrisponde una pratica quotidiana ad alta tecnologia.

La pratica è più limitata: se analizziamo l’uso personale e quotidiano di tecnologia, il territorio sembra lontano da quello spirito di apertura ed innovazione di cui è esso stesso interprete. La tecnologia piace, ma non deve disturbare la qualità della vita (alta) del territorio, che ha i suoi ritmi, i suoi riti relazionali (spesso diretti, non mediati da tecnologia), i suoi luoghi tradizionali.

La tecnologia qui a Trieste è una opportunità coerente con l’identità storica del territorio, sempre aperto, sempre di frontiera. Ma nessuno vuole perdersi nella tecnologia, è la tecnologia che deve adattarsi all’uomo, non viceversa.

Non a caso, la voglia di dedicare del tempo per imparare è presente, ma solo nella componente più giovane ed evoluta della popolazione e comunque è un desiderio più contenuto che altrove. Non si cambia la propria vita di qualità, per inseguire una innovazione fine a sé stessa.

Da qui deriva un approccio personale e domestico alla tecnologia molto selettivo, che sembra dire: «La uso se mi serve, se mi risolve un problema immediato. Ma se ritengo che ci siano altre strade, la lascio da parte». In questo senso Trieste non è il territorio abitato da tecno-entusiasti, disposti a buttarsi sull’ultimo gadget tecnologico ad ogni costo. Piuttosto da filosofi della modernità, che attribuiscono all’innovazione un ruolo importante nella costruzione del futuro del territorio, ma che non intendono rinunciare alla centralità delle relazioni, delle abitudini consolidate, per metterle al servizio della tecnologia. Almeno sul piano personale e privato.

Perché quando si parla di lavoro e sistema produttivo, l’approccio torna subito pragmatico ed aperto. La tecnologia e l’innovazione sono fondamentali, nessuno spazio qui a Trieste per un pensiero luddista che vede nella tecnologia un pericolo per il lavoro umano. La tecnologia migliora la vita del territorio.

Il tessuto produttivo del territorio ha una vocazione tecnologica superiore alle medie. Il sistema produttivo ha una impronta di innovazione diffusa, la disponibilità di capitale umano adatto alla interpretazione di questa innovazione è anch’essa sopra media e richiede forse ancora maggiore impegno da parte del sistema produttivo. Il territorio, la sua cultura ed apertura sul mondo, meritano ancora più opportunità di quelle finora sviluppate. La metafora dell’apertura alla «via della seta», quella dello sviluppo del territorio aperto al mondo, iniziano qui, da questa eccellenza italiana nella tecnologia e nell’innovazione, il “limes” evoluto di questo paese, ricco di contraddizioni ma vitale ed effervescente. —




 

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