A Trieste ultimatum del prefetto: si decida sul Punto franco
«Le amministrazioni elettive oppure le istituzioni “tecniche” del territorio si facciano promotrici di una Conferenza dei servizi che tracci quest’anno una volta per tutte il destino del regime di Punto franco all’interno del Porto Vecchio.» All’alba del 2014 il prefetto Francesca Adelaide Garufi ribalta la frittata: non è il governo che deve fare una legge in proposito, è dal territorio che deve partire una richiesta concorde (il che non è mai avvenuto) e la conseguenza sarà scontata. «La Regione o il Comune, oppure la stessa Autorità portuale - specifica il prefetto - dovrebbero farsi promotori della Conferenza dei servizi da cui far emergere una volontà comune, poi il Ministero potrebbe essere interpellato a livello consultivo. Se si opterà per l’abolizione del regime di Punto franco che in molte situazioni è effettivamente un ostacolo più che un incentivo, non servirà una legge dello Stato. Dico di più, non sarà nemmeno necessario trovare un’altra area su cui trasferirlo.»
Francesca Adelaide Garufi non ha ancora firmato la proroga di un anno della sospensione, scaduta il 31 dicembre scorso, del regime speciale sull’area che comprende il polo museale, il Magazzino 26 e gli hangar 27 e 28 dove a ottobre dovrebbe svolgersi la rassegna Triestespresso Expo. «Non c’è pericolo - rassicura - quella firma la metterò probabilmente già entro la settimana, sebbene abbia ricevuto anche intimazioni indirette a non farlo. Purtroppo però non è questo il problema. Quella interessata dalla proroga è soltanto una fettina del Porto Vecchio, un’area molto ampia di cui è forse ora che si decida il futuro.» E stavolta il prefetto ritiene che le amministrazioni locali non possano più sfuggire alle proprie responsabilità. «Nell’ambito di una questione annosa, che si trascina da decenni - spiega - questa volta c’è una novità che può segnare la svolta ed è la sentenza del Tar sul ricorso promosso da Portocittà e che traccia il quadro si cui giuridicamente ci si può muovere. Si evince, tra l’altro, che non è indipensabile trovare un’area alternativa su cui trasferire la porzione di Punto Franco che si va a togliere e che non è nemmeno indispensabile una legge dello Stato anche se è indubbio che questa darebbe maggior significato al provvedimento».
Si arriva così al cuore della questione che non è a Roma, bensì a Trieste. Una Conferenza dei servizi che giunga a dire entro quest’anno un sì o un no definitivo è difficilmente immaginabile dal momento che Regione e Comune spingono per l’abolizione del regime speciale se non addirittura per la sdemanializzazione dell’area, mentre l’Autorità portuale ritiene utile il mantenimento del Punto Franco anche nell’ottica di attirare investitori in una zona destinata alla cosiddetta portualità allargata così come la prevede la variante già in vigore del Piano regolatore del porto. E l’assenso dell’Autorità portuale a un’operazione di questo genere viene considerato imprescindibile dalla stessa sentenza del Tar. «Anche se non si dovesse giungere a un sì o un no definitivo - conclude il prefetto - sarebbe auspicabile che entro quest’anno si arrivi a tracciare in modo netto la strada che la città vorrà seguire, perché spero proprio che la proroga che sto per firmare sia l’ultima.» Il mandato di Marina Monassi al vertice dell’Authority scade tra un anno esatto, ma potrebbe anche essere rinnovato: è facilmente comprensibile come attorno a quella poltrona si giochi in realtà gran parte del futuro della città. È invece già stata firmata la proroga del sospensione del Punto Franco all’ormeggio 57 alla radice del Molo Settimo per permettere le prosecuzione della linea per la Grecia con i traghetti di Minoan lines.
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