A Trieste tremila nuovi cittadini under20

Prime stime degli effetti dello Ius soli. Regolarizzazione prevista per i bambini e i ragazzi stranieri nati in Italia
Un gruppo di bambine straniere studiano l’italiano in classe
Un gruppo di bambine straniere studiano l’italiano in classe

TRIESTE Quasi 3mila giovani cittadini in più a Trieste. È l’effetto dello “Ius soli”, la legge che il Parlamento si appresta ad approvare, e che consentirà l’acquisizione della cittadinanza italiana agli stranieri nati sul territorio nazionale. Un provvedimento a lungo atteso e che consente di parificare diritti e doveri.

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Foto BRUNI TRieste 21.09.2011 Largo Barriera:

Il ddl, già passato in prima lettura alla Camera, è pronto per l’esame del Senato. Una norma che permette di rinverdire, almeno sul piano numerico, i cupi dati che l’anagrafe locale consegna di anno in anno alle statistiche. Il capoluogo, come noto, ha un’età media di oltre 48 anni, 2 in più che in Friuli Venezia Giulia e ben 4 più del resto del Paese. Il 28% dei residenti è over 65, contro il 21% del resto dello Stivale. Per non parlare dell’indice di vecchiaia, vale a dire il rapporto tra la quota di anziani dai 65 anni in su ogni 100 giovani tra gli 0 e i 14 anni: 248,9, a differenza del 196 in Friuli Venezia Giulia e 154 in Italia.

Le prime stime del Comune calcolano che grazie alla nuova legge ben 2.956 bambini e ragazzi - questo il numero preciso - entreranno a pieno titolo nel capoluogo. Cioè non solo fisicamente, dal momento che vivono già qui, ma pure sul piano giuridico. Tecnicamente il ddl prevede la cittadinanza italiana ai figli nati nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, con almeno uno dei due munito di permesso di soggiorno Ue di lungo periodo.

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Lasorte Trieste 04/06/11 - Piazza Perugino, Comunità di S.Egidio, Festa Multietnica

Sarà necessaria la dichiarazione di volontà di un genitore, o di chi ne esercita la responsabilità, da presentare all’ufficiale dello stato civile del Comune di residenza del minore, entro il diciottesimo anno. In assenza di questa dichiarazione, stando al ddl, potrà essere il diretto interessato a richiederla, entro il ventesimo compleanno. Altrimenti, per gli stranieri nati e residenti in Italia legalmente, senza interruzioni e fino a 18 anni, il termine per la dichiarazione di acquisto della cittadinanza sale a due anni dalla maggiore età.

Considerando invece lo “Ius soli culturale”, la cittadinanza è concessa pure ai minori stranieri nati in Italia, o entrati entro il dodicesimo anno di età, che abbiano frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli negli istituti del sistema nazionale di istruzione, o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali.

La richiesta spetta al genitore, che a sua volta deve dimostrare la residenza legale, o all’interessato stesso, entro due anni dalla maggiore età. Le nuove norme valgono anche per gli stranieri in possesso dei nuovi requisiti ma che abbiano superato, all’approvazione della legge, il limite di età dei 20 anni; un passaggio, questo, per salvaguardare i diritti di chi è già arrivato da anni nel Paese. I numeri in mano al Comune non tengono conto ancora di questa variabile e quindi potrebbero salire ulteriormente.

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Bonaventura Monfalcone-21.08.2014 Attività commerciali cinesi-Taglio e cucito-Via Duca d'Aosta-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Limitandoci allora al dato attuale, dei 2.956 “attesi”, 2.244 sono minorenni nati in Italia e residenti nel capoluogo, di cui 1.793 di origine extracomunitaria. Sono 712, invece, i minori residenti non nati nel territorio, in età compresa tra i 12 e i 17 anni.

"Credo che questo sia un passo importante per l’Italia e dunque per questa città - commenta il vicesindaco Fabiana Martini, che ha competenza diretta nel settore -. Lo Stato si adegua ad altri Paesi in un cammino di inclusione nel nostro sistema di valori, diritti e doveri. Credo che sia questo il principale obiettivo per approdare a una vera integrazione. È evidente che, in sostanza, si certifica un dato di fatto visto che queste famiglie già vivono nella nostra comunità".

"Sono bambini e ragazzi che frequentano le nostre scuole e i nostri ricreatori. La nostra amministrazione - ricorda - ha favorito varie politiche a riguardo, come ad esempio l’iniziativa dei menù etnici nelle mense scolastiche, pensate per conoscere ed aprirsi alle altre culture. Stiamo comunque parlando di persone che sulla carta non sono italiani - puntualizza - ma che spesso già parlano triestino. Ora si apre al riconoscimento di un pieno diritto - concluce Martini - concretamente utile per chi finora ha avuto difficoltà per beneficiare di sevizi, permessi, borse di studio o altro".

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