A Trieste sono oltre 500 gli “esodati”

Finora all’Inps segnalati solo 346 casi. «Gli ex dipendenti di banche, Poste e assicurazioni quelli che stanno peggio»
Di Gabriella Ziani
Lasorte Trieste 14/11/12 - Piazza Verdi, Comizio CGIL, Sciopero Europeo
Lasorte Trieste 14/11/12 - Piazza Verdi, Comizio CGIL, Sciopero Europeo

Tutti in piazza, loro no. Sono la categoria invisibile degli “esodati”, i beffati tra perdita anticipata del lavoro e perdita inaspettata della pensione dopo la riforma Fornero. Gente in mobilità dalle industrie in crisi, “esonerata” per sfoltire gli organici (legge dello Stato del 2008), o incentivata ad andarsene. Dopo polemiche e contorcimenti, il governo solo adesso ha trovato una prima quota di fondi-ammortizzatore per i “traditi” dall’accavallarsi delle leggi.

A Trieste gli “esodati-salvaguardati”, sono più invisibili che altrove. Nessuno ne conosce il numero esatto. Sommando le varie fonti non sono meno di 500. Industrie, Poste, banche. Entro il 21 novembre tutti dovranno però uscire dall’anonimato, autodenunciarsi, inviare il modulo di domanda alla Direzione provinciale del lavoro, che lo spedirà all’Inps, che a sua volta esaminerà l’incartamento. Se approvato, arriverà al ministero. «Al momento sono venute da noi 346 persone - afferma il direttore dell’Inps di Trieste, Antonino Rizzo - e abbiamo verificato 160 posizioni, c’è un numero verde (803.164) per prendere appuntamento, ma i nostri tecnici danno assistenza anche a chi l’appuntamento non ce l’ha. Si tratta soprattutto di lavoratori del settore industriale - dice Rizzo -, finiti in mobilità. Per avere diritto all’emolumento la mobilità deve essere però iniziata prima del 4 dicembre 2011. Molti hanno perso il diritto alla pensione anche solo per qualche settimana di contributi mancanti. Ogni settimana si tiene una riunione alla Direzione provinciale del lavoro per esaminare le 5 tipologie di “esodati”».

«Quelli che stanno peggio - racconta Gianluigi Pauletto del patronato Inas-Cisl - sono i dipendenti delle Poste, o di banche e assicurazioni. Hanno accettato incentivi per uscire dal posto di lavoro e non sono noti all’Inps, perché non iscritti alla mobilità. Sono uomini e donne in ugual misura, l’età media è di 55-57 anni, e vivono nella più grande incertezza del loro futuro: padri con famiglia interamente a carico, o mariti con moglie che altrettanto ha perso il posto. Abbiamo seguito 40-50 casi finora, e per fortuna a Trieste almeno le cose funzionano, la commissione della Direzione provinciale del lavoro si riunisce e analizza i fascicoli».

Il ministero del Lavoro tiene statistiche aggiornate per regione e provincia sugli “esodati” già registrati, stanati dal loro silenzio. Al 31 ottobre da Trieste risultavano censiti 52 statali per esonero anticipato dal lavoro secondo la legge 112 del 2008, 34 per esodo incentivato individuale e 11 per accordo sindacale. Molto pochi, ma è il numero più alto rispetto alle altre province del Friuli Venezia Giulia. «La graduatoria sarà nazionale - prosegue Pauletto -, chi prima è uscito dal lavoro più in alto nella lista starà. E niente è sicuro, forse i soldi non basteranno per tutti. Persone anche con 40 anni di contributi dovrebbero aspettare fino a 66-67 anni senza introiti di sorta, o pagarsi i contributi volontari per 2-3 anni. E significa migliaia di euro all’anno».

I segretari provinciali di Cisl e Cgil, Luciano Bordin Adriano Sincovich, travolti dalle drammatiche crisi aziendali e industriali triestine, ammettono la difficoltà di gestire gli esodati. Dice Bordin: «Avevamo tentato di formare dei gruppi di coordinamento, ma non è facile individuare e aggregare questi lavoratori».

Adele Pino, assessore provinciale alle Politiche del lavoro, non ne sa nulla, non ha questo compito, ma a proposito di “esodati” fa capire che c’è chi sta ancora peggio di loro a Trieste. «Sono le persone di 55 anni che hanno proprio perso il lavoro e basta, e nonostante i corsi di tirocinio che organizziamo non vengono presi in considerazione per le assunzioni, anche a tempo determinato. Solo il 20-25% dei tirocinanti ritrova lavoro, e vengono sempre preferiti i giovani sotto i 30 anni. Ma se l’età pensionabile è innalzata a 67 - protesta l’assessore -, e la vita media si allunga, una persona a 55 anni è nel pieno delle proprie potenzialità. E dunque vittima di pregiudizio. Questo farà esplodere il problema sociale. Sì, gli “esodati” stanno certamente meglio». Il che dimostra che non c’è limite al peggio.

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