A Trieste scattano rincari fino a 30 euro nelle parcelle degli studi dentistici
TRIESTE. Non bastavano le parcelle già normalmente salate. Ora alle sedute dal dentista vengono applicate anche delle maggiorazioni legate all’emergenza Covid. Rincari dai 15 ai 30 euro per volta, motivati con l’esigenza di coprire i nuovi costi per l’acquisto di dispositivi di protezione e per la sanificazione degli ambienti. A segnalarlo alcuni triestini che, prenotando l’appuntamento atteso dopo mesi di stop forzato, si sono trovati davanti alla sgradita novità.
Che si vada in ambulatorio per un semplice controllo, per la pulizia dei denti o per un intervento più importante, ecco arrivare la maggiorazione sul conto finale. Una spesa imprevista, che pesa soprattutto sulle tasche di chi si trova in difficoltà economiche provocate proprio dal mancato lavoro seguito all’emergenza sanitaria. E che comunque si fa sentire a fine mese sui bilanci di una famiglia con più persone.
L’aumento dei prezzi, va detto, non è applicato da tutti gli studi dentistici della città. Chi l’ha applicato, lo giustifica con la necessità di far fronte all’incremento dei costi di alcuni materiali protettivi e, soprattutto, al fatto di garantire ai pazienti una serie di più stringenti misure di sicurezza. A chiarire la situazione è Diego Paschina, presidente della Commissione Albo Odontoiatri dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Trieste.
«Non abbiamo ricevuto segnalazioni o lamentele dall’utenza finora - spiega -, ma c’è da dire che ogni studio è autonomo, quindi può decidere se applicare o meno maggiorazioni. Va ricordato però che anche questo settore si trova a dovere affrontare una lunga serie di limiti e cambiamenti, e di costi elevati che si sono aggiunti nell’ultimo periodo.
Tra gli aspetti più gravi - evidenzia -c’è la difficoltà di reperire dispositivi di protezione, e quando vengono individuati hanno prezzi da sciacalli. Penso, ad esempio, ai guanti. Prima dell’emergenza un pacco da 100 veniva venduto a 3 euro, oggi si toccano anche i 30 euro. Discorso simile per le mascherine FFP2, da 80 centesimi fino a 5 euro. E anche sul fronte della sanificazione c’è chi ne ha approfittato e propone interventi esageratamente costosi».
Paschina ricorda inoltre come i dentisti abbiano chiuso nei mesi scorsi per tutelare le persone, restando a disposizione solo per le emergenze. Con incassi azzerati, quindi, come tante altre attività. E adesso, alla riapertura, si trovano a dover fare i conti con un nuovo modo di lavorare che richiede, appunto, nuove spese e ulteriori acquisti per la quotidianità.
«Al momento si possono accogliere negli studi un terzo, alle volte la metà, delle persone che prima potevano accedere. Gli ingressi, anche qui come un po’ ovunque, vanno contingentati. Inoltre c’è da organizzare in modo diverso il numero di chi arriva, perchè tra un trattamento e l’altro va effettuata un’operazione di sanificazione. Si tratta di nuove misure prese - ribadisce - solo per tutelare al massimo la salvaguardia della salute di pazienti e personale. Credo quindi che eventuali rincari siano stati decisi da chi l’ha fatto valutando l’economia generale e la gestione dello studio».
Agli acquisti di mascherine per il personale, ora si aggiungono anche quelli delle visiere, definite spesso costose. In diverse sale di aspetto poi non è possibile accogliere più di una persona, considerando le dimensioni degli ambienti. E in alcuni casi viene richiesta la misurazione della febbre, da parte del paziente, prima dell’arrivo alla visita. Tutte misure che limitano l’attività, ma vanno rigorosamente rispettate. Almeno finché la situazione di emergenza non sarà passata e finché sarà fondamentale adottare strumenti e attrezzature che vanno acquistate di continuo.
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