A Trieste scatta l’arruolamento per le “ronde”
TRIESTE “Divise gavemo”? E come no, «rigorosamente verdi», scherza Everest Bertoli di Forza Italia. Nei fatti, bisogna prepararsi a vedere in strada, probabilmente all’inizio del prossimo anno, i temuti-auspicati volontari per la sicurezza, che affiancheranno le forze dell’ordine o, meglio, ne costituiranno «gli occhi sul territorio», per usare la similitudine del vicesindaco Pierpaolo Roberti. Il Comune sfrutta, insomma, una “dimenticanza” della Regione targata Debora Serracchiani. Che non ha ritenuto di cambiare, cassare o emendare una legge varata ancora dall’allora assessore leghista Federica Seganti in epoca Renzo Tondo. Fatta propria da tempo a Udine e Pordenone, e ultimamente a Monfalcone, e ignorata a Trieste e Gorizia. Arrivano dunque le pseudo “ronde”, con soli compiti di segnalazione e non di intervento (nelle foto gruppi già attivi in altre parti d’Italia, ndr). «Ci basiamo su qualcosa che già esiste. Lo prevedono sia la normativa nazionale che regionale – dice il vicesindaco – e riteniamo di sfruttare semplicemente le normative vigenti, al di là di sterili polemiche e di assurde barriere ideologiche».
Presente in pompa magna, con esponenti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord (non la Lista Dipiazza) il centrodestra ha ricordato la mozione di indirizzo a tre punte del Consiglio comunale, fatta propria dalla giunta, con l’obiettivo di assicurare un più alto livello di sicurezza urbana per i cittadini. «Un livello che purtroppo è andato scemando – chiosa Roberti – come dimostrano certe vie e piazze in cui i triestini non mettono più piede, e penso a piazza Libertà, via Ghega, l’inizio di viale Miramare ma anche Campo San Giacomo, per dire...». Assieme ai consiglieri comunali Bertoli, in rappresentanza forzista, Claudio Giacomelli e Salvatore Porro per Fratelli d’Italia e Antonio Lippolis per la Lega, il partito dello stesso vicesindaco, Roberti annota come «i cittadini volontari della sicurezza possano essere organizzati per essere occhi e sentinelle, coordinati e formati, e per segnalare i casi di necessità alle forze dell’ordine e alla polizia locale».
In effetti con la delibera 1097 del 16 giugno 2017 la giunta regionale ha approvato in via definitiva, ribadendo i contenuti di epoca Tondo-Seganti, il Programma regionale di finanziamento in materia di politiche di sicurezza per l’anno in corso”, a supporto e sostegno del Comune per garantire la sicurezza ai cittadini. «A questo punto – sottolinea Roberti – è il momento di lanciare una campagna di arruolamento per i volontari della sicurezza che possono presentare le domande con le modalità precisate sul sito della Regione». Il tetto massimo per un anno è di 80 volontari in servizio. «Le domande saranno raccolte e poi passate al Comune. Garantiremo massima trasparenza e supporto, sia attraverso i nostri canali di comunicazione che con l'istituzione di un punto informativo fisso. E contiamo di contattare a tal fine anche varie associazioni d’arma». Si punta peraltro anche all’assunzione, nei prossimi concorsi per agenti di polizia locale, di figure che possano coprire il ruolo di vigili di quartiere. Tra i “distinguo” quello di Giacomelli: «Prima di arrivare a questo avremmo voluto far nostre le richieste dei sindacati di polizia Sap e Ugl per potenziare con uomini e mezzi le forze dell’ordine, ma lo Stato non ci sente».
Bertoli parla invece della necessità di rendere più vivibile e più sicura la città per i suoi abitanti, i bambini e gli anziani, affiancando alle forze dell’ordine l'aiuto e il supporto dei cittadini volontari: «L’intenzione non è quella di creare ronde o vigilantes ma un sistema di segnalazioni che sia organizzato e tempestivo». Punta invece ad armare il corpo di polizia municipale Porro, che cita il decreto ministeriale 145 del 1987, che prevede che chi esegue certi servizi esterni e/o notturni, come i motociclisti, siano dotati di armi. «In Regione – aggiunge – Pordenone e Udine lo applicano già, Trieste e Gorizia no». Ma i tempi cambiano, secondo Lippolis, «ed è da considerare che anche la mentalità dei cittadini è cambiata rispetto a una decina di anni fa, quando si guardava con diffidenza proprio ai volontari della sicurezza e ai sistemi di telecamere nei centri urbani. Oggi invece vivere in modo più sicuro e sereno, dal centro ai rioni, è diventata un'esigenza primaria». Ed eccoci alle “divise” . A norma di legge, l’abbigliamento di base fornito a ciascun volontario è costituito da gilet e berretto, con la scritta “volontario per la sicurezza” di colore bianco. Più semplicemente Porro ha parlato di una “pettorina”. Poco più di un nonno-paletta, insomma...
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