A Trieste sarà un 25 Aprile senza riti e bandiere: messaggio bilingue nella Risiera deserta
Cerimonia a porte chiuse con pochi esponenti istituzionali Atteso un gesto di unità per superare le storiche polemiche

La commemorazione del 25 aprile in Risiera nel 2019
TRIESTE Sarà una cerimonia del 25 aprile in tono minore, quella che si svolgerà domattina alla Risiera di San Sabba. Il settantacinquesimo anniversario della Liberazione non potrà avere la dimensione collettiva che ha sempre avuto a causa dell’epidemia e delle restrizioni da essa derivanti: parteciperanno le sole autorità e associazioni organizzatrici, e verrà deposta una sola corona.
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Ma questo strano anniversario porta con sé conseguenze inattese: per la prima volta si terrà un unico discorso, o meglio un messaggio, lo stesso in italiano e sloveno per i sindaci di Trieste e dei Comuni della provincia.
La cerimonia avrà inizio alle 11. Le modalità di svolgimento della giornata sono state decise ieri mattina durante una riunione in teleconferenza del Comitato provinciale di Ordine e Sicurezza pubblica guidato dalla Prefettura.
Le istituzioni hanno dovuto tener conto, inevitabilmente, delle disposizioni di legge attinenti all’emergenza da Covid-19 e alla circolare del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro in materia.
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Queste quindi le disposizioni: l’accesso al monumento nazionale della Risiera di San Sabba sarà consentito esclusivamente alle autorità istituzionali, che saranno rappresentate dal sindaco di Trieste Roberto Dipiazza assieme ai cinque sindaci dei Comuni di Duino Aurisina, Monrupino, Muggia, San Dorligo della Valle-Dolina e Sgonico, dal Prefetto di Trieste Valerio Valenti, dal presidente Fvg Massimiliano Fedriga, da sei rappresentanti del comitato per la difesa dei valori della Resistenza e da un rappresentante della Comunità slovena.
Le autorità deporranno una corona in omaggio ai caduti della Resistenza, seguirà poi la lettura di un breve messaggio condiviso da tutti i sindaci, sia in italiano che in sloveno.
Un segnale di unità dettato giocoforza dal virus, ma che potrà forse colmare in parte l’assenza della folla che ogni anno riempie la corte dell’unico campo di concentramento nazista sul territorio italiano.
Mancheranno le bandiere, mancherà il canto del coro Pinko Tomažič che ogni innalza al cielo i versi più celebri della tradizione resistenziale italiana e slovena. Mancherà anche la partecipazione delle comunità religiose, compresa quella ebraica, che pure costituiscono una parte importante dell’identità del 25 aprile triestino.
Mancheranno anche le polemiche che così spesso hanno caratterizzato l’evento, dalle sbavature nei discorsi delle istituzioni alla comparsa di bandiere contestate fra la folla.
Resterà immutato il valore della cerimonia, fondante per l’identità repubblicana del Paese e nodale nella storia di Trieste: l’area che oggi corrisponde al Friuli Venezia Giulia fu, assieme al Sud Tirolo, una delle due parti d’Italia a non finire sotto la Repubblica di Salò ma a venir direttamente annessa al Terzo Reich nazista nel 1943.
Per questa ragione la celebrazione triestina è un unicum sul territorio italiano, svolgendosi al campo di San Sabba, da cui migliaia di persone transitarono verso i campi di sterminio e migliaia vennero uccise tramite fucilazione, a colpi di mazza, avvelenate con i gas.
Tra le vittime della macchina di tortura e di morte nazifascista si contano membri della comunità ebraica, oppositori italiani e sloveni del regime.
Una tragedia che ogni anno viene ricordata nel giorno della Liberazione e che, in un momento drammatica crisi dell’Europa e delle democrazie, assume un valore di monito per il presente.
La durata prevista dell’evento sarà di una ventina di minuti, laddove la celebrazione in tempi normali dura alcune ore.
Sarà possibile seguire la cerimonia attraverso la copertura dei media, che sarà garantita attraverso i mezzi video e audio della Regione, ma anche sulla pagina Facebook del Comune di Trieste, sulla quale verrà trasmessa in diretta. —
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