A Trieste prima X sulla scheda per 228 neomaggiorenni

TRIESTE Hanno la tessera elettorale intonsa, priva delle timbrature del ministero dell’Interno che certificano le avvenute votazioni. Sono i neomaggiorenni che il prossimo 5 giugno, tornata elettorale amministrativa, potranno recarsi ai seggi e concorrere alla elezione del nuovo sindaco di Trieste. La loro presenza all’interno della cabina elettorale, dal valore estremamente simbolico, contribuirà ad alimentare il motore della democrazia rappresentativa. Si tratta di una piccola schiera formata da 228 ragazzi, di cui 124 maschi e 104 femmine, che faranno il loro ingresso fra gli aventi diritto al voto, un esercito composto da 86.966 uomini e 98.508 donne. Sono fermamente intenzionati a esercitare questo diritto, anche se non appaiono ancora troppo informati rispetto ai nomi che troveranno sulla scheda elettorale, se si escludono le candidature dei due Roberti, «il primo cittadino attuale e quello precedente».
La politica cittadina, del resto, non sembra aiutarli ad avere maggiore chiarezza, dal momento che la linea di partenza di questa consultazione elettorale sarà affollata da una dozzina di competitor. Sfogliano velocemente i quotidiani e, più frequentemente, strizzano l’occhio ai social network, Facebook in testa. I dodici candidati intenzionati a entrare a palazzo Cheba sono avvisati: molti di loro decideranno su quale nome dirigere la propria matita solamente nelle ore che precederanno le elezioni. «Non mi è mai passato per la mente di non andare a votare - chiarisce Beatrice Forleo -. Ho ricevuto la lettera da parte dell’ufficio elettorale due giorni dopo il compimento del diciottesimo anno d’età. Credo che votare sia un diritto ma anche un dovere, un modo per portare fattivamente il proprio contributo alla società». Iscritta al quarto anno del liceo Petrarca, Beatrice non risparmia critiche alla attuale classe politica italiana. «I politici sono molto bravi nella fase dei buoni propositi - spiega -, ma latitano quando devono passare alla concretizzazione di quanto promesso in campagna elettorale. Un politico, per avere il mio voto, deve prospettarmi un programma concreto e attuabile».
Non ha ancora ritirato la propria tessera elettorale, ma è consapevole del compito importante al quale è chiamato. Niccolò Pasti non conosce tutti i candidati e non ha ancora deciso chi andrà a votare, anche se ammette di avere nutrito una certa simpatia nei confronti del senatore dem Francesco Russo, uscito sconfitto dalle primarie del centrosinistra. «Con il voto sento di diventare un cittadino a tutti gli effetti - le sue parole -. La mia vita, fino ad ora, si è concentrata esclusivamente sul rendimento scolastico, mentre adesso mi si apre davanti un mondo». Le vecchie classificazioni ideologiche, secondo il giovane studente, sono ampiamente superate. «Dare del fascista o del comunista a qualcuno non ha più senso - esclama convinto -. Sono concetti archiviati dalla storia. La politica, però, non può essere lasciata in balìa di chi l’ha resa una cosa sporca. Ognuno di noi deve pensare di poter portare il proprio contributo per costruire una società migliore».
Leone Zellini si affida ai quotidiani per informarsi «sulle questioni politiche», anche se ammette di non essere troppo preparato per affrontare questo voto. «Noi giovani siamo più attenti alla geopolitica - precisa il giovane studente -, a ciò che accade nel mondo arabo, a quanto è stato fatto a Giulio Regeni, mentre guardiamo meno agli orizzonti locali. Mi piacerebbe però vedere un candidato sindaco giovane, un trentenne, uno con il quale condividere una visione del mondo, delle idee e uno stesso modo di comunicarle».
Matteo Lakoseljac si dice confuso, «perché non ho trovato molte informazioni sulle prossime elezioni». Per questo motivo si è recato direttamente presso alcuni comitati elettorali, con l’intento di raccogliere del materiale ed evitare di arrivare al 5 giugno senza un nome da votare. Ludovico Armenio, invece, ha le idee chiare: «La X sulla scheda elettorale deve essere la conclusione di un percorso di formazione, informazione e partecipazione». Ha preso parte ad alcuni gruppi di lavoro del Movimento 5 Stelle e del comitato civatiano Possibile Articolo 3, «sempre da esterno e senza prendere alcuna tessera di partito», ma il suo impegno civile si è concretizzato nell’adesione convinta all’associazione Libera, da sempre impegnata nella lotta contro le mafie. «Ho scelto di spendermi in prima persona per contrappormi all’indifferenza dilagante che contraddistingue spesso il mondo giovanile - sottolinea Ludovico -. L’esperienza di Libera, in questo senso, mi ha aperto un mondo rispetto al racconto del nostro passato e all’analisi politica del presente. Ho le idee chiarissime su chi non andrò a votare: non mi piacciono i populismi e le strategie elettorali».
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