A Trieste parte l’operazione Ursus. Il pontone verso una seconda vita

Bando per la fattibilità tecnico-economica in vista del suo ingresso nel polo museale di Porto vecchio 
Lasorte Trieste 29/03/19 - Pontone Ursus, Via Valdirivo
Lasorte Trieste 29/03/19 - Pontone Ursus, Via Valdirivo

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TRIESTE Il primo passo per la riqualificazione dell’Ursus è stato scritto. L’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale ha approvato il bando che prevede lo stanziamento di 32 mila euro per la redazione del progetto di fattibilità tecnico-economica per la collocazione del pontone all’interno di un percorso espositivo nel futuro polo museale del Porto vecchio.

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«Siamo partiti – conferma Mario Sommariva, segretario dell’Autority – e abbiamo intenzione di rispettare i tempi, che prevedono il restauro del pontone entro il 2021».

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Per arrivare alla conclusione del progetto bisognerà comunque attendere il Comune di Trieste, che dovrà completare il progetto del nuovo polo museale all’interno del quale sarà inserita la struttura che ha saputo conquistarsi un ruolo primario anche nel mondo del cinema con i film di Gabriele Salvatores dedicati al “ragazzo invisibile”, e sul piccolo schermo grazie alla fiction “La porta rossa”.

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La priorità sarà garantire la galleggiabilità dell’Ursus, che inizia a risentire dei 106 anni di vita nel corso dei quali sono stati fatti soprattutto interventi tampone. «Il primo obiettivo – spiega ancora Sommariva – sarà appunto garantire che la struttura possa galleggiare per, speriamo, altri 100 anni. Questo assorbirà già una parte consistente delle risorse che erano state messe a disposizione dal ministero per i Beni e le attività culturali».

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La cifra stanziata era inizialmente di cinque milioni di euro, poi ridotti a poco meno di tre per garantire la copertura economica di altri interventi, sempre in Porto vecchio. Il finanziamento complessivo è di 50 milioni, arrivato al termine di una complessa trattativa con lo Stato partita da una proposta dell’allora senatore Francesco Russo all’ex ministro Dario Franceschini, che aveva accolto la richiesta.

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Con le risorse che resteranno dopo aver garantito la galleggiabilità, si interverrà per consentire una minima fruibilità visto che difficilmente si riuscirà a creare anche la “musealizzazione” dell’Ursus, ovvero l’accesso a tutto il pontone e ai suoi spazi. Sotto questo profilo l’Autorità portuale non esclude di mettere sul piatto risorse proprie valutando al contempo anche la concessione a possibili sponsor che magari possano contribuire economicamente alla completa fruizione dell’Ursus.

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Il pontone venne varato il 29 gennaio del 1914 e da luglio 2011 è stato inserito nell’elenco dei monumenti nazionali. L’inattività fa parte della sua lunga storia visto che dal ’14 al ’30 non venne praticamente utilizzato salvo poi contribuire alla costruzione del transatlantico “Conte di Savoia”. L’Ursus prese parte anche alla realizzazione dell’ultimo transatlantico italiano, il “Raffaello”. Nel 2000 stava per essere smantellato, ma venne salvato dalla Guardia costiera ausiliaria. Nel 2011 la “fuga” causa bora venne interrotta dal provvidenziale intervento di tre rimorchiatori. —


 

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