«A Trieste ospitiamo 336 stranieri, una situazione esplosiva»
Erano 30 fino all’autunno scorso, ma negli ultimi mesi si sono moltiplicati in modo esponenziale e oggi sono addirittura 256. Sono gli stranieri extracomunitari in attesa dello status di rifugiato politico e attualmente ospiti delle strutture convenzionate che il Comune di Trieste gestisce assieme alla Prefettura e alle associazioni di volontariato.
«È una situazione al limite della sopportazione perché si sono superati i limiti della capienza sebbene le strutture fisiche siano quasi una decina sparse sul territorio - lancia l’allarme l’assessore alle politiche sociali Laura Famulari - più volte abbiamo già segnalato il caso al Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno che finalmente per la settimana prossima ci ha preannunciato una risposta che speriamo possa alleggerire le presenze a Trieste». La questione risulta scottante dopo la tragedia che ha coinvolto Naseri Mohammad Gul, il giovane afghano che si è ucciso mercoledì scorso davanti alla questura dopo aver sottratto la pistola a un poliziotto e avere anche tentato di sparare all’impazzata. I 256 extracomunitari oggi fermi a Trieste sono quasi tutti afghani o pakistani. «La Commissione di Gorizia dovrebbe rispondere entro 60 giorni sulle richieste di asilo - spiega Famulari - ma dato l’alto numero di arrivi i tempi si dilatano e la situazione sta diventando esplosiva. Lo stesso Naseri Gul era ospite in città dal 27 ottobre, quindi da quattro mesi e mezzo». Un tempo molto più lungo rispetto a quello stabilito per avere una risposta. La Commissione è quella territoriale per il riconoscimento per la protezione internazionale e quella di Gorizia ha giurisdizione su tutte le domande presentate in Friuli Venezia Giulia, Veneto e Trentino Alto Adige. Il sito web del ministero dell’Interno riporta che la legge prevede che la Commissione provveda all’audizione del richiedente entro 30 giorni dalla trasmissione dell’istanza fatta dalla Questura e che la decisione venga adottata entro i successivi 3 giorni.
Ma i 256 stranieri che stanno attendendo una risposta non esauriscono il numero degli immigrati ospiti delle strutture triestine. Ce ne sono infatti ulteriori 80 (che portano appunto il numero complessivo a 336) che hanno già ottenuto lo status di rifugiato politico, ma verso i quali sussiste un successivo obbligo di assistenza. Fanno parte della rete Sprar (Servizio di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), sono ospiti di altre strutture e non danno adito a situazioni di allarme. Per quanto riguarda gli altri il Comune chiede invece che siano smistati in parte verso altre strutture di altre città anche per rendere più vivibile la loro condizione di ospiti. Operazione non facile. Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà ha denunciato il fatto che l’Italia non ha servizi adeguati per questa accoglienza tanto da essere sotto procedura d’infrazione da parte della Commissione europea. «Comunque sia - precisa Famulari - l’ospitalità di questi stranieri non grava sul bilancio del Comune. Grazie all’intervento del prefetto Francesca Adelaide Garufi siamo stati il primo Comune d’Italia a sottoscrivere la convenzione in base alla quale riceviamo dal ministero 30 euro al giorno per ogni ospite».
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