«A Trieste niente Consiglio comunale per Almirante»
I cent’anni di Giorgio Almirante non saranno festeggiati in Consiglio comunale a Trieste. Neppure se la lista dei potenziali inviati comprende i nomi di Marco Pannella e Luciano Violante. «Non ho ancora ricevuto alcuna richiesta. Ma non mi sembra ci siano le condizioni», dice il sindaco Roberto Cosolini. Fabio Scoccimarro, coordinatore di Fratelli d’Italia-An - può insomma risparmiarsi il disturbo della richiesta della prestigiosa sala consiliare per il 18 ottobre (la data originaria era quella del 4 ottobre, troppo a ridosso della Barcolana). La risposta preventiva del sindaco è “no”. «La sala - spiega Cosolini - non viene mai data per iniziative di forze politiche. Le commemorazioni che vi si svolgono sono ufficiali, organizzate dal Comune. Non mi pare che nel caso di Almirante, senza entrare nel merito di una valutazione storico-politica, esistano le condizioni minime: non si tratta di una figura di rilievo istituzionale per la vita di Trieste. Penso che, come succede per molti convegni che ricordano esponenti politici, facciano bene a scegliere un’altra sala cittadina». Il fatto che Almirante abbia fatto parte, assieme a Pannella, del Consiglio comunale (fu eletto il 25 giugno 1978 con un valanga di voti) nella battaglia contro il trattato di Osimo, non è motivo sufficiente. Il divieto del sindaco spegne sul nascere le polemiche che erano già partire dopo la richiesta si Scoccimarro a mezzo stampa. «La sala del Consiglio comunale - scrive la giornalista Claudia Cernigoi - si affaccia su piazza Unità, la piazza dalla quale il 18 settembre del 19338 Benito Mussolini, in arte "duce", lesse per la prima volta il testo delle criminali leggi razziali fasciste. Il giovane Almirante fu segretario di redazione della rivista “La difesa della razza” per tutti i cinque anni (dal 1938 al 1943) in cui essa uscì. Dopo l'8 settembre Almirante aderì alla Repubblica sociale. Nel corso di un comizio svoltosi a Trieste il 19 aprile 1974 Almirante parlò di “far piazza pulita del bacillo slavo che si è infiltrato a Trieste”. Ci sembra pertanto fuori luogo ed inopportuno qualsivoglia "festeggiamento" della figura di un personaggio simile». E non basta. «E se ciò non fosse sufficiente, per respingere qualsivoglia proposta di celebrare i cento anni dalla nascita dell’uomo politico in questione, a Trieste, nella sala del Consiglio comunale - continua Claudio Cossu che si appella al sindaco - ricordiamo che egli si avvalse dell'immunità parlamentare e poi di un'amnistia sopraggiunta, per evitare la condanna per favoreggiamento dei responsabili della strage di Peteano (31 maggio 1972) in cui persero la vita tre giovani carabinieri. Per questo, signor sindaco, dica no ad ogni ricupero di ombre già sprofondate negli abissi antidemocratici di un mondo chiuso e tirannico al quale i nostri padri hanno già detto no con ferma determinazione». Detto, fatto. (fa.do.)
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