A Trieste l’ex casa delle torture diventa residence
TRIESTE Dovevano diventare un parcheggio. Poi Cassa Depositi e Prestiti li ha acquistati dalla Provincia. Sul mercato sono rimasti cinque anni, fino a quando l’impresa edile triestina Comelli ha deciso di prenderseli per circa un milione di euro, per realizzare 40 appartamenti.
I palazzi attigui di via Cologna 6 e 8 - ex caserma che fu anche sede tra il ’44 e il ’45 dell’Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza guidato dal commissario Gaetano Collotti (dal cui nome la celebre Banda Collotti) dove vennero torturati partigiani, slavi, ebrei e oppositori del nazifascismo prima di finire nei campi di concentramento - hanno dunque trovato il loro acquirente, che ora li sta restaurando completamente con un intervento da quattro milioni di euro. Ma la memoria verso un passato così atroce, assicurano i responsabili della trasformazione, non svanirà. Al piano terra di uno dei due edifici infatti sono state trovate delle celle.
«Gli unici segni che abbiamo rintracciato ormai di quell’epoca», racconta Giulio Comelli, patron dell’azienda edile fondata dal padre nel 1935, con sede in Corso Italia, autrice della costruzione della scalinata della chiesa di Santa Maria Maggiore e di importanti restauri di palazzi d’epoca cittadini. «Abbiamo deciso di donare quegli spazi all’Anpi», spiega Comelli: «Abbiamo ricollocato la targa che ricorda gli orrori dell’epoca sulla facciata e adesso stiamo provvedendo con lo studio notarile Giordano a formalizzare la donazione direttamente con l’Anpi di Roma, che poi a sua volta gestirà il patrimonio con la sede locale».
In passato, proprio le associazioni impegnate nella memoria dell’antifascismo diedero battaglia alla Provincia affinché non sparisse la memoria di quel luogo. Ma soprattutto affinché non venisse realizzato un parcheggio, ipotesi che si era largamente diffusa all’inizio, ma poi, come detto, esclusa. Gli immobili erano di proprietà della Provincia, che li aveva alienati nel 2014. L’ente pubblico nel contempo aveva firmato un accordo con Cassa Depositi e Prestiti, la quale si era vincolata ad acquistare e rivalorizzare il sito nel caso il mercato non rispondesse alla chiamata.
Nel 2015 poi la stessa Cdp l’aveva acquistata e rimessa sul mercato. La destinazione d’uso delle due palazzine da tre piani, più soffitta e piano interrato, è stata poi avvallata dalla Soprintendenza come residenziale.
In mezzo ai due edifici del 1914, come da progetto dell’architetto Verjano Markezic, è previsto un ampio giardino condominiale. Colori e infissi, essendo l’immobile vincolato dalle Belle arti dal 2010, «vengono scelti in stretta collaborazione con la Soprintendenza», ci tiene a precisare Comelli. Gli appartamenti sono già in vendita.
Quanto alle celle, nel palazzo fronte strada esse si trovano nelle cantine, mentre nell’altro più interno sono al piano terra. È ancora da decidere ancora come gestire l’area privata assieme a quella riservata alla storia. Sarà appunto l’Anpi a occuparsene, di concerto con i proprietari, una volta ultimati i lavori ma, soprattutto, dopo aver concluso l’atto notarile che cede definitivamente i sotterranei all’associazione.—
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