A Trieste la sala Tripcovich non esiste più: rasa al suolo

La stazione delle autocorriere convertita in teatro è stata rasa al suolo, con piazza Libertà che ha offerto ai passanti un inedito colpo d’occhio

TRIESTE La sala Tripcovich non esiste più: la stazione delle autocorriere convertita in teatro è stata rasa al suolo, con piazza Libertà che ha offerto ai passanti un inedito colpo d’occhio.

La prima fase dei lavori aveva previsto lo svuotamento dell’edificio, con lo smaltimento separato degli arredi e degli impianti, e poi la rimozione di alcune parti esterne e pericolanti della facciata, oltre al corpo laterale.

A fine novembre era poi entrata in azione la pinza meccanica, quella preposta ad abbattere definitivamente il vecchio manufatto, eretto negli anni ’30 su disegno di Giovanni Baldi e Umberto Nordio e allora deputato, per l’appunto, al “ruolo” di autostazione.

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Una destinazione rivoluzionata dopo che agli inizi degli anni ’90 emerse la necessità di sottoporre il Teatro Verdi a un’improrogabile e radicale ristrutturazione. Serviva una soluzione, logisticamente sostenibile, per evitare una lunga sospensione delle attività del teatro lirico triestino. A tirarla fuori dal cilindro ci pensò, sostenendo economicamente l’intera operazione, il barone Raffaello de Banfield. Fu così che per quell’edificio iniziò una nuova vita.

Per conservarne la memoria, durante i rilievi propedeutici all’abbattimento è stato utilizzato un sistema digitale utile per lo meno a salvare per sempre un’immagine in tre dimensioni dell’edificio stesso, molto precisa, oltre le riproduzioni su carta.

Il cantiere, in ogni caso, dovrebbe chiudersi entro il 31 gennaio.

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