A Trieste la posta arriva con un mese di ritardo
TRIESTE Volantini con le offerte natalizie recapitati a metà gennaio, bollette consegnate dopo la data di scadenza, lettere che ci mettono due settimane per arrivare da piazza Oberdan a Opicina, ricevute di ritorno che non riescono a ritrovare il mittente di una raccomandata: il sistema di consegna della posta in provincia di Trieste sembra essere al collasso. I malumori di molti cittadini, emersi prepotentemente in queste ultime settimane, sono stati confermati anche da diversi dipendenti delle Poste italiane che, pur continuando «a fare i salti mortali per portare a termine il proprio compito», non sembrano più intenzionati a rimetterci la faccia «per un servizio che ormai fa acqua da tutte le parti».
A essere finita nell’occhio del ciclone è la consegna della posta a giorni alterni, un sistema che è stato introdotto a partire dallo scorso novembre insieme alla nascita delle nuove aree di suddivisione del territorio. «Inizialmente questo metodo di consegna della corrispondenza era stato pensato per le zone rurali - spiega un postino che però chiede di rimanere nell’anonimato -, quelle aree isolate, come possono essere le comunità montane, dove non è necessario, o comunque è antieconomico, consegnare la posta ogni giorno. Questa opzione, invece, è stata introdotta anche a Trieste, andando a congestionare un sistema che adesso non si regge più in piedi». La mole di lavoro che prima spettava a due portalettere, in pratica, adesso grava sulle spalle di un solo dipendente. Il personale destinato alla consegna della posta è stato quasi dimezzato, fra prepensionamenti e cambi di mansione. La consegna a giorni alterni, inoltre, ha fatto in modo che un postino non riesca a passare nella stessa via più di una o due volte a settimana.
«Stiamo andando a cento all’ora per cercare di garantire un servizio decoroso - precisa il dipendente delle Poste -, ma ormai la gente non ce la fa più, senza contare che basta una malattia per mandare l’organizzazione in tilt. La posta, in questo modo, si accumula e diventa più difficile smaltirla. Chi lavora in strada, porta a porta, ha ormai dei carichi di lavoro difficilmente sostenibili».
Se è vero che non vengono più spedite fatture, cartoline di auguri o di saluti dai luoghi di villeggiatura, è altrettanto vero che sono aumentate le spedizioni di bollette e di pacchi di ogni genere. Tanto più che Amazon, una delle più grandi aziende legate al commercio elettronico, ha stretto un accordo con le Poste italiane per la consegna dei propri prodotti.
Questo «meccanismo perverso» finisce per creare dei disagi agli utenti, ai privati cittadini o alle aziende che si trovano a dover fare i conti con un sistema che a questo punto è diventato assolutamente imprevedibile. C’è chi non riceve più bollette dalla Telecom da quasi tre mesi, chi invece ha atteso un pacco dall’Asia per più di tre mesi, chi ha ricevuto gli auguri di Natale a il 24 gennaio (spediti a Trieste) e bollette già scadute da giorni.
Riproduzione riservata © Il Piccolo