A Trieste invasione di pullman sloveni “Scippate” gite e trasferte

La denuncia del presidente della categoria Fontanot che si è rivolto al Prefetto: «E noi restiamo fermi. Danno economico ma anche erariale»
sterle trieste l'arrivo della costa marina
sterle trieste l'arrivo della costa marina

«Gruppo Vacanze Venezia Giulia». Una domenica mattina in piazza Oberdan davanti alla sede del Consiglio regionale. È lo scorso 25 marzo. Dieci pullman con targa slovena attendono i gruppi e comitive. Gite domenicali, viaggi parrocchiali, appuntamenti associativi. Pronti a partire per Fagagna (Udine), Verona, Padova, Treviso, Ferrara, Bad Kleinkirchheim (Austria) e Slovenia. La stessa domenica i 5 pullman di “By Bus Trieste” di Fabio Fontanot, rappresentante di categoria della Cna, restano fermi nel parcheggio di via D’Alviano. «Un’altra azienda di Trieste era a casa con 4 mezzi su 5» aggiunge Fontanot. È la fotografia della crisi dell’autotrasporto di persone della provincia di Trieste costretto a santificare le feste. Una crisi che non ha precedenti che, dopo quella che ha coinvolto gli spedizionieri, mette a rischio l’autotrasporto di persone sul confine orientale. In questo caso si tratta di concorrenza sleale consumata sull’imposta di valore aggiunto (Iva). «Abbiamo già segnalato il problema al prefetto di Trieste Alessandro Giacchetti» spiega Fontanot che di recente per conto della Cna ha monitorato il fenomeno. E i dati raccolti sono preoccupanti. Oltre 20 pullman sloveni partiti da piazza Oberdan nell’arco di 10 giorni con destinazioni svariate: da Tarcento a Barcellona, da Grado a Praga, da Treviso a Torino. Pullman sloveni che, grazie regime dell’Iva, riescono a praticare tariffe scontate del 20%. Pullman prenotati da agenzie, gruppi, istituzioni, scuole, associazioni sportive e agenzie di viaggio. Tra i clienti anche la Guardia di Finanza e la Regione Friuli Venezia Giulia. L’Udinese Calcio viaggia sloveno da anni.

Il tema dell'evasione Iva da parte delle imprese di trasporto straniere che operano sul territorio italiano non è nuovo. Se ne parla dal 2007 quando è stato liberalizzato l’autotrasporto di persone a livello europeo. Ma ora, con la crisi che morde, torna d’attualità. È l’Iva a fare la differenza nelle tariffe dei pullman sloveni. «Questa è una battaglia che noi - spiega Michele Barro Savonuzzi, presidente della Cna di Trieste - stiamo facendo da tempo, per salvaguardare le imprese di trasporto persone con bus, e i loro dipendenti, da una concorrenza sleale da parte di imprese (non solo slovene) che operano abusivamente e che si possono così permettere prezzi super scontati». La denuncia è doppia. «Il danno erariale è enorme e quello economico ancora maggiore, in periodi in cui le imprese stanno lottando con i denti per poter rimanere a galla e non dover licenziare o, peggio ancora, chiudere l'attività - continua il presidente della Cna -. Abbiamo già interessato il Prefetto e l'Agenzia delle entrate, fornendo anche documentazione a supporto». Il danno anche è doppio. «Il nostro fatturato è crollato del 20 per conto. Se continua così siamo costretti a vendere mezzi e licenziare gli autisti» dichiara Fontanot. Che poi aggiunge: «Se la legge fosse fatta valere sull’intero territorio nazionale potrebbe garantire all’erario un introito di parecchi milioni». Basta fare i controlli come si deve. «Noi quando andiamo all’estero - assicura il titolare di By Bus Trieste - siamo controllati sistematicamente. In Germania i controlli li fanno per strada. Non chiediamo privilegi, ma di essere messe nelle stesse condizioni per lavorare. Vogliamo una concorrenza alla pari. Il risultato è invece che gli sloveni lavorano benissimo in Italia e noi stiamo a guardare». Come se non bastasse il gasolio a fare la differenza...

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