A Trieste Imu prima casa bloccata al 4 per mille
Aliquota al 4 per mille, quindi più bassa anche della “vecchia” Ici in vigore fino al 2008, per le abitazioni principali. Soglie differenziate in base al reale utilizzo dell’alloggio, con oscillazioni tra 6,8 e 9,8 per mille, per le seconde case. Ecco come verrà applicata nel territorio comunale la nuova imposta sugli immobili introdotta dal governo Monti. Quell’Imu che ha costretto gli enti locali di tutta Italia, Municipio di Trieste compreso, ad arrovellarsi per settimane nel tentativo di calcolare gettiti e agevolazioni e riuscire, da un lato, a far quadrare i conti di bilancio, dall’altro ad evitare sollevazioni popolari da parte dei contribuenti.
Filosofia di fondo
Per centrare il non facile obiettivo, la giunta Cosolini ha scelto alla fine di “graziare” i proprietari di prime case e di “rifarsi” in qualche modo sui titolari di seconde abitazioni, introducendo però delle distinzioni ben precise. A versare gli importi più alti sarà chi tiene tutto per sè il proprio patrimonio immobiliare, mentre chi affitta a canone concordato godrà di sostanziose riduzioni, pensate come una sorta di premio per le ricadute sociali della loro scelta. Un orientamento emerso venerdì nel corso di un incontro con la maggioranza in Consiglio - la stessa che, con una mozione approvata di recente in aula, aveva sollecitato l’adozione di aliquote differenziate per le seconde case -, e che verrà ufficializzato a giorni in un nuovo vertice con le anime della coalizione di centrosinistra.
Abitazioni principali
Punto di forza della partita Imu - che confluirà nel Bilancio di previsione 2012, praticamente chiuso e atteso in giunta forse già alla fine della prossima settimana - è, come detto, il “trattamento di favore” riservato ai proprietari di prima casa. Per loro l’aliquota non sarà fissata nè al 4,2, come indicato dalle stime iniziali, nè al 4,25 (ultima soglia dell’Ici), bensì al 4 per mille. Un ribasso che farà felici migliaia di famiglie, reso possibile dall’ulteriore stretta sul fronte delle spese, nonchè dall’arrivo di maggiori trasferimenti regionali.
Seconde case
Nettamente al di sotto delle previsioni, anche l’aliquota fissata dall’esecutivo Cosolini per le seconde case date in affitto a canone concordato: in questo caso la soglia sarà attorno al 6,8 per mille, valore più basso quindi rispetto al livello minimo del 7,6 per mille fissato dal decreto Monti. A chi invece affitta appartamenti e casette a prezzi di mercato verrà applicata un’aliquota più corposa: 9,5 per mille, suscettibile peraltro di un’altra piccola limatura che potrà far scendere l’imposta di un decimale.
Case sfitte
La vera “mazzata” in termini di Imu si abbatterà invece su una terza categoria di proprietari immobiliari: i titolari di seconde case non locate né a canone concordato né a prezzi di mercato, ma lasciate completamente sfitte. In questo caso l’aliquota schizzerà a quota 9,8 per mille, vicina al valore massimo tollerato dal nuovo regime Imu (10,6 per mille). Una scelta, quella di colpire duro sulle case non occupate, che muove da ragioni ben precise. «Le abitazioni sfitte, in larga misura, possono corrispondere ad affitti in nero - spiega il sindaco Roberto Cosolini -. Inoltre, anche se non configurano situazioni di questo tipo, fanno comunque parte di un patrimonio immobiliare inutilizzato. Patrimonio che in una città come Trieste, in cui bisognerebbe valorizzare gli immobili esistenti anzichè costruirne di nuovi, rappresenta una criticità. Ecco allora che applicare un’aliquota più elevata sulle case sfitte significa in un certo senso evidenziare un problema».
Agevolazioni e Ater
Fin qui le decisioni ormai date per assodato. Restano invece ancora da mettere a fuoco altri due aspetti: il capitolo agevolazioni («stiamo lavorando per ridurre il peso dell’imposta sugli alloggi di persone ospitate in case di riposo», precisa Cosolini), e il trattamento del patrimonio immobiliare dell’Ater. Il nodo, in questo caso, è difficile da sciogliere. Si tratta di capire se, come indica una certa interpretazione della norma regionale di riferimento, i complessi di edilizia popolare possono essere equiparati alle abitazioni principali e quindi “tassati” al 4 per mille, o se al contrario vanno considerati alla stregua di seconde case, quindi soggette all’aliquota ordinaria “scontata” del 6,8%. Questione di non poco conto per l’Ater, ma di rilevanza notevole anche per il Comune stesso: il gettito derivante dall’Imu sulle prime case, infatti, resta tutto agli enti locali, quello legato all’imposta su seconde case e fabbricati, invece, finisce per il 50% nelle casse dello Stato.
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