A Trieste il Comune mette un guinzaglio alle spese

Disposizione del segretario generale su indicazione di Dipiazza che dà una stretta alle uscite: malumore nell’esecutivo
Silvano Trieste 2020-05-05 Il Municipio
Silvano Trieste 2020-05-05 Il Municipio

Massimo Greco

Qualcuno lo definisce il “diktat Terranova”. Nessun parli - perlomeno a microfono acceso - ma tra gli assessori comunali, in maniera trasversale cioè indipendentemente dall’appartenenza partitica, vigono malumori e maldipancia. Il rischio denunciato a denti stretti è un esautoramento di fatto delle rappresentanze politiche nel governo municipale. A vantaggio di Terranova e della struttura burocratica: il problema non è nuovo, solo che adesso si è palesato con maggiore evidenza. Una giunta “commissariata”? Ma dall’interno.

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In ballo non è una questione di precedenze protocollari ma di sostanza politica e amministrativa. Alla base di tensioni, che solo l’emergenza sanitaria non sopita consiglia di mantenere quanto possibile sotto il tappeto, c’è una disposizione di servizio trasmessa una settimana fa dal segretario e direttore generale Santi Terranova a tutti i dirigenti e, per conoscenza, al sindaco Roberto Dipiazza e agli assessori. Codice “priorità alta”. Tema la spesa corrente.

La prosa terranoviana afferma che il primo cittadino, in considerazione della situazione finanziaria determinatasi in seguito al coronavirus, ha dato ordine al segretario medesimo di fermare ogni iniziativa, anche se prevista in bilancio, «che possa dar luogo a spese non ancora impegnate o a minori entrate ove non strettamente legate all’emergenza di questo periodo». E specifica: «... si intendono tutte (con 5 maiuscole, ndr), sia quelle rimesse alla Vostra competenza sia quelle rimesse alla competenza giuntale».

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«Le uniche spese ammissibili in via automatica - riprende - sono quelle la cui non esecuzione causerebbe un danno grave e irreparabile». Quando non vi fossero tali condizioni - conclude il manager siracusano - «predisporre verde di giunta per preventivo convenire». «E ripeto - incalza ribadendo le maiuscole per chi avesse problemi oculistici - preventivo convenire». Distinti saluti, il vostro Santi.

Apriti cielo. Qualche assessore è andato a protestare con Dipiazza, che a quattr’occhi si sarebbe giustificato dicendo che non era quella la sua intenzione. Il cosiddetto “verde di giunta” è un atto di indirizzo che in genere non viene verbalizzato nelle riunioni dell’esecutivo. La nuova procedura fa sì che una delibera non va in giunta secondo il solito iter, ma deve essere anticipata - appunto e con aggravio delle incombenze lavorative a Palazzo - da un “verde” che ne decide la rilevanza. Già: e chi decide se una delibera debba essere preceduta dal “verde” o no? La dirigenza municipale chiede consulenza al segretario, che valuta “a monte” se una delibera possa viaggiare da sola o abbia occorrenza di un vaglio preventivo.

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Allora gli assessori si sentono sotto tutela, avvertono che la funzione di indirizzo politico è scavalcata dall’ingerenza segretariale, i più spiritosi ricordano che il Testo unico degli enti locali dlgs 267/2000 non è stato ancora abrogato nel quadro dell’emergenza sanitaria. Pur rendendosi conto della particolarità del momento, aspettano che il sindaco dia un’interpretazione autentica tale da capire se in Comune comandi la politica o la “macchina”. —

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