A Trieste il Comune chiude le aree gioco, genitori in rivolta: «Una follia ingiusta»
Sfoghi sui social: «Bimbi trattati da untori». Dipiazza ribatte: «Non posso correr dietro ad ogni piccolo e sanificare tutto»
Lasorte Trieste 26/05/20 - Piazza Hortis, Giochi per Bambini
TRIESTE «Ci si può sedere sulle panchine pubbliche e sui tavolini di bar e ristoranti. Ma i bambini - tuona una mamma - non possono ancora salire su un’altalena. Una follia». Monta la rabbia tra i tanti genitori a Trieste dopo l’ordinanza del sindaco Roberto Dipiazza che, nonostante la fase 2 sia già avviata da giorni, vieta ancora l’accesso alle aree gioco. Online le famiglie hanno avviato anche una petizione, su change.org, che in poche ore ha superato le 300 firme ed è in costante aumento, così come continuano a fioccare i commenti più o meno indignati sui social.
E c’è stato anche chi, nonostante i divieti, ieri ha deciso comunque di portare i bimbi nei parchi attrezzati, come nel giardino pubblico De Tommasi - che a metà mattina risultava parecchio affollato -, così come nelle aree di Borgo San Sergio e a Barcola nei giorni precedenti. «Tutto ormai è permesso - si legge nella petizione -, ma i bambini hanno il divieto di entrare nelle aree gioco e di svagarsi. Niente altalena e scivolo, ma la movida non si ferma. Persa l'interazione con gli altri bambini in seguito alla chiusura delle scuole e degli asili, adesso l'ennesimo stop per creature che in questi mesi hanno sofferto chiuse in casa, additate come untori. Firmiamo per chiedere al sindaco di trovare soluzioni e non vietare a priori; non è questa buona politica e servizio ai cittadini, anche più piccoli».
Sulle strutture restano i nastri bianchi e rossi, alcuni riapparsi proprio ieri mattina perché strappati in precedenza o eliminati dalla gente arrabbiata e stufa. E le foto dei giochi delimitati sono state pubblicate da alcuni genitori su Facebook inviperiti. «Gli assembramenti li troviamo in ogni posto, ma gli unici a farne le spese sono i bambini - scrive sui social un’altra mamma -. Ci rendiamo conto che sono proprio loro ad aver pagato forse lo scotto più grande? Vietata la scuola, gli asili, i nidi, i ricreatori, i parchi. All'inizio era vietato persino comprare un pacco di colori al supermercato. L'importante era far partire altri che urlano più forte. Loro no, dimenticati nell’oblio». «Un controsenso - sottolinea un’altra genitrice - che gli adulti possano fare praticamente tutto, dallo shopping alla parrucchiera alla palestra all'aperitivo e ai bambini siano negate le attività consuete». E ancora: «Non possono essere puniti così solo perché hanno la sfortuna di essere bambini al tempo del Covid».
Una vera e propria rivolta, insomma, che ha costretto a metà pomeriggio lo stesso Dipiazza a intervenire per spiegare il senso della sua ordinanza. «Genitori avete ragione ad esser arrabbiato e lo sono anch’io, molto - afferma nel video postato su Facebook -, ma le linee di indirizzo del governo dicono che per tenere aperti i parchi dobbiamo sanificare i giochi ogni volta che un bambino li usa. È evidente che non si può fare. Allora io e tutti i sindaci d’ Italia li abbiamo chiusi (in realtà nel vicino Veneto, in forza dell’ordinanza firmata il 23 maggio da Luca Zaia che ne consente l’apertura da lunedì scorso, alcuni primi cittadini hanno fatto scelte diverse ndr), non posso autorizzare che si vada contro le linee del governo, che sono assurde ma le hanno emanate. Ovviamente non rimango fermo, come Comune sto cercando altre soluzioni, ma non posso - ribadisce - correre dietro a ogni bambino per sanificare tutto».
Una spiegazione che, però, non convince molti genitori, pronti a denunciare altre irregolarità commesse nei parchi. «Le aree fitness di alcuni giardini - raccontano alcuni genitori - vedono alternarsi sugli attrezzi, a tutte le ore, decine e decine di persone che senza usare neppure un asciugamano, e senza che nessuno sanifichi nulla, si scambiano il sudore sulle stesse panche. Le medesime aree, dal 18 maggio, vengono utilizzate comodamente per festini con musica portata da casa e birre: basta fare una passeggiata in pineta a Barcola o in via de Marchesetti. Di questo però il Comune non si preoccupa. Non si capisce perché le regole quasi “militari” valgano solo per i piccoli». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Video