A Trieste il commercio soffre, ma nel primo trimestre 2021 aumentano le aperture

Il saldo avviamenti-cessazioni in città risulta nel complesso positivo ma il settore dei negozi è in negativo e rispetto al 2019 cala di 316 unità fra Trieste e Gorizia
Giovanni Tomasin
La Camera di Commercio di Trieste
La Camera di Commercio di Trieste

TRIESTE Il saldo fra le imprese fondate e quelle perite nei primi tre mesi del 2021 è positivo, con 329 iscrizioni a Trieste a fronte di 308 cessazioni, ma le incertezze dello scenario economico mantengono il quadro stazionario, frenando crescite ulteriori. È la situazione del nostro territorio che risulta dal rapporto su natalità e mortalità delle imprese di Unioncamere – InfoCamere, e la Camera di commercio della Venezia Giulia avverte: «La realtà è molto più drammatica dei dati». Basta raffrontare il dato del commercio con quello del primo trimestre 2019, prima della pandemia, per rilevare un calo di 316 imprese attive fra Trieste e Gorizia.

I dati del trimestre 


Alla fine del primo trimestre 2021 il tessuto imprenditoriale dell’area della Venezia Giulia vedeva la presenza di 26.181 sedi di impresa registrate delle quali 22.617 attive. Le iscrizioni totali sono risultate 510, le cancellazioni 463 con un saldo positivo di 47. La crescita si è registrata sia in provincia di Trieste (392 iscrizioni e 308 cessazioni) che in quella di Gorizia (rispettivamente 181 e 155). I movimenti più significativi toccano il settore delle costruzioni, messo in moto dai bonus governativi, che registra 138 iscrizioni e 90 cessazioni. Dato quasi invertito invece per il commercio, con 69 iscrizioni e 128 cessazioni. Le nuove imprese non ancora classificate sono 117, 10 quelle cessate.


Paoletti: “Realtà difficile”
«La realtà è molto più drammatica dei dati che risultano dai Registri delle Imprese del sistema camerale italiano – commenta il presidente della Camera di commercio Venezia Giulia, Antonio Paoletti – perché le situazioni sono complesse, con aziende di dimensioni maggiori che chiudono, mentre aprono società unipersonali». Spiega ancora Paoletti: «I settori dei servizi, della ristorazione, degli hotel hanno avuto una crisi mai verificatasi in passato, con persone che perdendo il posto di lavoro sono andate a cercare di crearsi una occupazione magari aprendo una propria attività». La Camera di commercio chiede «aiuti seri, pesanti» per i settori in perdita e soprattutto per il commercio: «Non si può più accettare la mancanza di interventi definitivi per applicare una web tax in grado di rimettere la concorrenza sul mercato».


 

Raffronto sul 2019

Risulta interessante compiere, considerando il complesso dell’area, un confronto tra lo stock di imprese attive alla fine del trimestre 2021 con quello dei due anni precedenti. Rispetto al 2020 prima risulta evidente la crescita di quasi tutti i settori (Costruzioni e Attività immobiliari soprattutto, chiaro derivato della strategia dei bonus edilizi), con l’unica rilevante eccezione del –64 relativo al commercio.

Il confronto col 2019 mostra invece che i recenti movimenti positivi hanno consentito il recupero pressoché completo delle sedi attive (la differenza è di –5) anche se si nota una profonda redistribuzione tra settori. Alcuni dati significativi: le imprese commerciali sono diminuite di 316 unità in questi due anni, mentre quelle delle costruzioni sono 158 in più. Dato interessante, sono 44 in più rispetto al primo trimestre 2019 anche le “attività professionali, scientifiche e tecniche”.

Tonel: “Sostenere i negozi”

L’assessore comunale al Commercio Serena Tonel commenta: «Il commercio è in difficoltà oggettiva. D’altra parte il settore ha subito degli stop a causa della pandemia, e gli acquirenti hanno rafforzato gli acquisti online, e in ogni caso comprano meno». L’auspicio dell’esponente di giunta è che «una città come Trieste possa riprendersi grazie ai grandi investimenti sul territorio, legati anche alla realtà del porto: non è un processo immediato, ma i dati macroeconomici andranno a sostegno anche della microeconomia». Tonel rinnova infine l’appello «a sostenere le imprese di prossimità: i negozi di quartiere sono veri e propri servizi al cittadino». —

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