A Trieste i timori dei soci per il futuro del circolo Ferriera: «La sede non va demolita»

Il presidente Humar: «A febbraio riunione con l’Autorità portuale per capire se al posto dell’edificio che ci ospita sia prevista una via d’accesso al polo logistico». Gli iscritti sono 130 
Il circolo Ferriera fotografato da Massimo Silvano
Il circolo Ferriera fotografato da Massimo Silvano

TRIESTE «Giù le mani dal nostro amato circolo». A levare il grido d’allarme sono i soci del Circolo aziendale Ferriera di Servola che temono, dopo la chiusura e l’attuale smantellamento dello storico impianto siderurgico cittadino, che analoga sorte tocchi al loro amato punto di ritrovo.

«Ufficialmente non sappiamo ancora niente di certo – dichiara fortemente preoccupato il presidente del sodalizio, Alberto Humar – ma corre voce che dove ora sorge l’edificio che ci ospita, dovrebbe essere creata una delle vie d’accesso al futuro polo logistico del porto». Un cambiamento che sarebbe radicale, quindi, non solo per i frequentatori del sodalizio di via San Lorenzo in Selva, ma per tutta l’area prospiciente l’ormai ex Ferriera di Servola. «A febbraio dovremmo avere un incontro con l’Autorità portuale – prosegue Humar – con la quale speriamo di capire meglio quale sarà il nostro destino».

Trieste, a Servola i timori dei soci per il futuro del circolo Ferriera: «La sede non va demolita»


Intanto la posizione di chi frequenta l’area ricreativa rimane ferma: il circolo deve rimanere dov’è. «Abbiamo paura che il nostro ritrovo venga demolito e che ci facciano sparire – precisa il vicepresidente Osvaldo Bianchini –. Abbiamo 130 iscritti che si avvicinano a 300 con la sezione tennis. Qui gli amanti della racchetta vengono a giocare da tutta la città, perché ci troviamo in un’area dov’è abbastanza facile trovare parcheggio». Sono quattro i campi da tennis in terra rossa, coperti in inverno da palloni pressurizzati, un vero e proprio fiore all’occhiello della struttura ricreativa. Ma le attività sportive a cui si dedica il vecchio circolo non si limitano alla racchetta, bensì spaziano dalla possibilità di praticare la pesca sportiva da superficie al tiro a segno, alla vela. «Organizziamo anche iniziative culturali e artistiche – prosegue il presidente Humar – e poi da noi ci sono una biblioteca, un bar con annessa sala da biliardo e una sala conferenze, utilizzata per le riunioni condominiali o per le feste di pensionamento e di compleanno».

Giorgio è un uomo del sud che a Trieste – e in particolare sul colle di Servola – ha trovato una seconda casa. «Il circolo vive se ha un suo punto di raccolta – spiega –. Senza la nostra casa si spezzerebbe un altro tassello di cordone ombelicale che ci lega alla Ferriera, realtà che per 124 anni ha dato da mangiare a molti nel rione». In via San Lorenzo in Selva, prima dell’emergenza coronavirus le giornate trascorrevano serenamente tra un buon bicchiere al bar, una partita a carte e una sfida a biliardo, nel cuore di un quartiere che, precisano i pochi presenti nell’ampio salone, non è più quello di una volta. «Servola un tempo era un quartiere florido, pieno di vita e di attività commerciali – racconta Giovanni con una punta di rammarico –. Se, oltre ai tanti servizi essenziali che negli ultimi anni sono progressivamente venuti a mancare, dovessero chiudere anche il nostro ritrovo, per il rione sarebbe la fine».

Guardando al futuro, nel caso venissero confermati i timori di demolizione, i soci chiedono almeno di non rimanere senza una sede. «Siamo persone che hanno dedicato la loro vita alla Ferriera – conclude il presidente del sodalizio – e se adesso oltre alla fabbrica, ci dovessero togliere anche il lato ricreativo non ci resterebbe più niente. La nostra speranza è che non ci venga proposta una soluzione alternativa lontano da qui perché snaturerebbe il significato di ciò che rappresenta il circolo per la nostra comunità». —


 

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