A Trieste i medici meno pagati in Fvg. E i colleghi isontini ora temono tagli
TRIESTE Il primo ostacolo nel percorso di fusione fra le Aziende sanitarie di Trieste e Gorizia si chiama stipendio. Il malumore spira forte tra i medici isontini, per il timore che la riforma del centrodestra provochi una perdita di potere dovuta al predominio dell’hub di Cattinara. Lo scontento dipende però anche dalla seria possibilità di dover battersi nei prossimi mesi per scongiurare il taglio della propria retribuzione, regolarmente più alta di quella dei colleghi giuliani, che sono invece i più “poveri” di tutto il Friuli Venezia Giulia. E un’analisi dei dati dice che proprio i dottori degli ospedali di Trieste e Udine sono quelli che godono del trattamento peggiore, con l’appello dei sindacati all’assessore Riccardo Riccardi a valorizzare i professionisti che operano nelle strutture più grandi.
L’inghippo sta nella contrattazione di secondo livello, ovvero quella che le rappresentanze dei professionisti firmano direttamente con la singola Azienda sanitaria e che si aggiunge a quanto previsto dal contratto nazionale, per remunerare con vari scaglioni dal primario al semplice specialista. Per ragioni di spesa storica, le Aziende regionali dispongono di fondi di entità diversa per la cosiddetta indennità di posizione: una scelta presa negli anni Ottanta e Novanta per spingere i dottori a lavorare anche in zone disagiate o in strutture meno prestigiose. L’effetto è che i medici abbiano contratti integrativi altrettanto diversi, secondo quanto risulta dai dati disponibili sui siti delle varie Aziende.
I meno pagati in assoluto sono proprio i dottori triestini che, allo stipendio base fissato dal contratto nazionale, sommano in media 19.072 euro lordi all’anno di parte variabile. Con una differenza notevole rispetto a chi sta in cima alla classifica, ovvero i medici del Burlo, che guadagnano in media 26.300 euro di integrativo. Penultimi in classifica sono i colleghi friulani (21.670 euro all’anno), nonostante le responsabilità derivanti dal lavoro nell’hub udinese. A salire si trovano poi i pordenonesi (22.014 euro), quelli della montagna friulana (22.579), i goriziani (23.218) e i professionisti del Cro di Aviano (25.580). Si tratta di valori medi, che dunque non tengono in considerazione una forbice che si allarga all’aumentare del livello di carriera. E così un primario isontino percepisce circa mille euro lordi in più di un collega triestino.
L’avvio di un nuovo processo di riforma riapre la questione in tutta la regione e il nervo più scoperto è proprio la fusione fra Trieste e Gorizia. La legge prevede infatti che trattamenti economici differenziati siano possibili fra Aziende diverse ma non all’interno dello stesso ente. Ciò significa che l’unificazione fra i due territori metterà i medici sullo stesso piano nella contrattazione periferica, generando un effetto di vasi comunicanti che comporterebbe una diminuzione della retribuzione per la componente isontina e un innalzamento per quella triestina. Potrebbero essere dunque i professionisti a puntare i piedi, dopo il via libera dato invece dal centrodestra isontino, dietro la garanzia di un’autonomia gestionale e finanziaria che bisognerà capire quanto potrà tenere davanti agli obblighi normativi nazionali.
Il segretario regionale di Anaao Assomed, Valtiero Fregonese, ammette il problema: «L’Azienda goriziana ha fondi più elevati perché un tempo Gorizia aveva più medici, ma questi sono diminuiti e il fondo è rimasto inalterato, migliorando così i livelli della contrattazione integrativa». Fregonese vuole però «tranquillizzare i colleghi isontini: finché non verranno riscritti i regolamenti della nuova Azienda integrata, i livelli retributivi non verranno toccati e ci vorrà del tempo». Il sindacalista pensa però nel complesso ai tremila medici che lavorano nelle Aziende sanitarie regionali: «Sono anni che chiediamo alla politica di prevedere un meccanismo che uniformi i trattamenti diversi, spesso ingiustificati, tanto più che chi lavora in un ospedale hub ha livelli di impegno e rischio clinico superiori a chi sta negli ospedali di rete. Una differenza che speriamo l’assessore Riccardi voglia riconoscere: è assurdo che chi lavora a Trieste e Udine abbia invece gli stipendi più bassi». —
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