A Trieste i 30 anni di Cattinara, cantiere dai tempi infiniti

Il 19 marzo 1984 l’inaugurazione dell’ospedale, ma la costruzione fu decisa già nel 1960. Una volta pronto, restò a lungo vuoto: mancava il personale
Di Gabriella Ziani
Lasorte Trieste 17/10/12 - Ospedale di Cattinara
Lasorte Trieste 17/10/12 - Ospedale di Cattinara

Erano ormai tutti quanti esausti, distrutti, esasperati quando il 19 marzo del 1984, a 24 anni dalla prima idea e dopo un cantiere durato 18 anni tra liti smisurate, soldi che non arrivavano, spese che raddoppiavano per la galoppante inflazione del tempo, finalmente si inaugurarono le due torri del nuovo ospedale di Cattinara. Erano tutti così evidentemente disgustati (gli amministratori del tempo lo avevano detto, parlando di esaurimenti nervosi, e finendo come spesso accade per accusare “la stampa” di disfattismo in mancanza di più concreti colpevoli) che nessuno tagliò uno straccetto di nastro, e le cronache del giorno dopo notarono l’assenza anche del più economico spumantino. L’ospedale turrito, costato pare alla fine ben oltre 70 miliardi di lire, e altri soldi per trovare centinaia di infermieri altrimenti sarebbe rimasto vuoto, grande com’era, fu destinatario solo di un mesto corteo di barelle sulle quali fecero ingresso i primi 20 pazienti traslocati dal vecchio Maggiore, già allora definito quasi una topaia, e figuriamoci come poteva allora pensarsi un’altra avventura simile, quella di ristrutturarlo. Cosa che poi, alla lunga, è avvenuta.

E così proprio mentre si allestisce il restauro e si prevede un nuovo cantiere all’inizio del 2015 le due torri festeggiano i 30 anni esatti. Le si dice “invecchiate”, ma per capire quanto lo siano bisogna calcolare che la loro età è un iceberg. La parte emersa sono i 30 anni da quel 19 marzo del 1984, ma la struttura era stata concepita nel 1963, calcolando gli anni sommersi l’ospedale ne ha in verità oltre 50. Era infatti il 1960 quando il Consiglio di amministrazione dell’allora ente regionale Ospedali riuniti, presieduto dall’avvocato Enzo Morgera (che oggi una targa all’ingresso ricorda) decise la costruzione a Trieste di un ospedale nuovo. Ci pensò su per un paio di anni, scelse l’area dell’ospedale La Maddalena per infettivi (che già non esiste più) e si affidò a un grande, esperto e premiato architetto veneto, Daniele Calabi, il quale consegnò l’elaborato nel 1964. Poco prima di morire. I disegni furono girati allora agli architetti Luciano Semerani e Gigetta Tamaro suoi collaboratori e nel frattempo il sito si rivelò impraticabile e per il progetto iniziò l’ennesima nuova fase: dove? A Rozzol, o a Cattinara?

Quando maturò la scelta si preferì l’area di Cattinara, dove da un privato furono acquistati i ben 170 mila metri quadrati di terreno necessari. Tra le virtù del luogo non solo le previsioni urbanistiche e la viabilità (esistente e costruibile) ma anche la “salubrità”. I venti - dissero gli esperti - avrebbero mantenuto “salubre l’aria”. Bell’ottimismo, dato che a Cattinara la bora soffia con disperata forza, e infatti a metà cantiere le raffiche buttarono giù parecchie strutture, causando danni per milioni di lire. Da qui un pensiero nero, che una sfortuna perseguitasse l’opera, ogni momento punta da guai e problemi. La ciminiera (pare mal fatta una prima volta, i soliti giornalisti parlarono di “somiglianza con la torre di Pisa”) fu distrutta e ricostruita con armatura in ferro. Il terremoto in Friuli del 1976 privò il cantiere di decine e decine di operai. E nell’82 (ospedale finito ma vuoto) scoppiò pure un incendio.

In mezzo come se non bastasse era arrivata un’altra novità di primissima importanza. A Trieste nel 1965 era nata la facoltà di Medicina. E i medici universitari ingaggiarono una battaglia di fuoco per esigere che quel progetto fosse adeguato alla loro presenza. Servivano ambienti, sale, aule, ambulatori, laboratori. La diatriba, peraltro, è ancora in piedi: gli universitari stanno oggi chiedendo spazi nel Cattinara “nuovo” in allestimento.

Ma allora si scatenò una guerra esasperante di anni, e si scopre riandando indietro che le novità oggi vendute per fresche risalgono a decenni fa. La facoltà di Medicina negli anni ’70 aveva già proposto di innalzare una “terza torre” fra le due per alloggiare le attività di clinica universitaria. Quella che il progetto vincitore del bando propone adesso di edificare. Allora non fu così, nel piazzale d’ingresso apparve invece, con forme che richiamavano una vecchia fabbrica, per alludere a una “fabbrica della salute”, un corpo allungato per tutto il lato. La palazzina degli ambulatori, che ancora conosciamo. La lotta comunque aveva avuto bisogno di un arbitro. Era stato consultato l’Istituto superiore di sanità, che nel 1977 mise a sentenza una cosa che ancora oggi è ribadita: Cattinara è ospedale per acuti, con università, il Maggiore è a bassa intensità di cure.

Quando tra tutti i salti mortali possibili (anche la fine dei soldi statali a un certo punto) le due torri furono finite di costruire, arredate, dotate di tecnologie per 12 miliardi di lire, l’ospedale rimase vuoto per ben due anni. Ma riscaldato: milioni di lire di costo. Mancava il personale. Un esercito: 513 tra medici, infermieri e tecnici anche se le prime stime avevano superato le 650 unità. Le assunzioni (proprio come oggi...) erano bloccate, si supplicava una deroga dal ministero. I titoli di giornale? “Un pantano in dirittura d’arrivo”. Nel 1985, a un anno dalla “non-inaugurazione”, le imponenti torri sarebbero state definite “un transatlantico”, ma che ancora fa solo il giro del golfo.

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