A Trieste finta onlus forniva badanti: evaso il Fisco

L’Associazione Fides, secondo il pm Matteo Tripani, si faceva pagare 6 euro all’ora. Iva e Irpef non versati per 260mila euro
Di Corrado Barbacini

Una ditta individuale per l’assistenza domiciliare spacciata come onlus. Senza tasse.

Si chiama “Associazione nuova Fides onlus” e ha sede in piazza dell’Ospitale 2.

È finita nel mirino dei finanzieri del Gruppo Trieste. L’accusa per Paolo Scrigni, 61 anni, legale rappresentante della Fides è quella di aver evaso negli anni 2010 e 2011 complessivamente 160mila euro di Iva e oltre 100mila euro di Irpef. Tutto questo a fronte di un fatturato che negli ultimi 5 anni ha raggiunto la cifra di oltre 2 milioni di euro. L’indagine è scattata da una verifica fiscale. L’udienza davanti al gip Guido Patriarchi è stata fissata per il prossimo 5 giugno.

In sostanza il pm Matteo Tripani - che ha chiesto il rinvio a giudizio di Paolo Scrigni - ritiene che la onlus sia stata in realtà una sorta di escamotage, uno stratagemma, per ottenere un più favorevole trattamento fiscale. Insomma, un sistema per non pagare le tasse. È stata indicata come parte offesa l’Agenzia delle entrate.

Questo perché - secondo le indagini, la Fides - non ha mai operato come organizzazione di volontariato. Chi ha prestato la sua opera per la Fides, come le badanti, è stato pagato circa 5-6 euro all’ora, addirittura meno di quanto previsto dai contratti nazionali. Senza poter usufruire delle ferie e dei permessi e soprattutto senza diritti sindacali. Questo è stato accertato dai finanzieri. Non solo. È emerso che l’organizzazione di volontariato risulta cessata dal 31 dicembre 2007, ma in realtà ha continuato a operare fino al 2011. Insomma un vero e proprio ginepraio che per il pm Tripani ha avuto lo scopo di evadere le tasse. E indirettamente di offrire servizi a un prezzo più basso di quelli proposti da altre ditte concorrenti.

Dalle indagini è emerso poi che negli anni 2010-2011 almeno una ventina di lavoratori, in buona parte badanti, non sono mai stati regolarizzati. Erano in sostanza finti volontari. Nel corso delle indagini i finanzieri hanno scoperto anche che erano sparite le fatture pagate dagli utenti relative ai servizi assistenziali. In sostanza i militari sono riusciti a risalire ai pagamenti andando a controllare i bonifici effettuati dai clienti della Fides. Ma non hanno trovato riscontro di questa documentazione nei registri contabili che avrebbero dovuto essere essere in possesso della Fides stessa. Insomma la gente pagava e otteneva la ricevuta regolare. Ma tutto, secondo l’accusa, era assolutamente finto. Perché le fatture emesse venivano distrutte.

«Queste accuse ci lasciano perplessi. I finanzieri hanno detto che l’associazione era una ditta privata. Ma non è vero. Perché se fosse stata una ditta privata tutte le agevolazioni fiscali non sarebbero state valide. La verità è che questa è solo una questione di interpretazione della legge», dichiara Paolo Scrigni. È assistito dall’avvocato Raffaele Leo. Poi racconta: «Abbiamo chiuso l’associazione nel 2011 e poi siamo diventati una cooperativa sociale che offre gli stessi servizi assistenziali. Siamo anche riconosciuti dalla Regione Friuli Venezia Giulia per la nostra attività sul territorio. Abbiamo sempre lavorato con l’Azienda sanitaria oltre che con i privati».

Nella pagina web della cooperativa sociale Fides si spiega infatti chiaramente il tipo di attività che viene proposta. Si legge: «La cooperativa sociale non vi lascia soli. Siamo in grado di rispondere con prontezza 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno per ogni esigenza dei nostri assistiti. La qualità con cui operiamo e la gratitudine dei nostri pazienti è il motore che ci spinge a fare sempre meglio il nostro lavoro».

Tra i servizi indicati ci sono l’assistenza infermieristica domiciliare, quella completa all’infermo, ma soprattutto spicca il cosiddetto servizio badanti offerto in alternativa al ricovero nella casa di riposo. Infine viene sottolineato: «L’impostazione organizzativa prettamente imprenditoriale permette di assorbire la domanda oltre che dai privati anche dalle strutture aziendali nonché attuare piani di cooperazione con altre imprese di servizi, siano esse pubbliche o private».

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