A Trieste c’è il primo paziente in terapia intensiva “liberato” dalle macchine: ha 38 anni

TRIESTE. È il giorno del maggior numero di decessi di persone positive al coronavirus in Friuli Venezia Giulia. Il bollettino della Regione ne ha aggiunti 10, un incremento mai così alto. Dall’inizio dell’emergenza i morti sono 64. Ma è anche il giorno della prima, vera buona notizia. Nella Terapia intensiva del Cattinara c’è il primo estubato, un quarantenne di Cremona trasferito lo scorso 15 marzo a Trieste. E oggi è possibile che possa accadere lo stesso anche a una lombarda di 51 anni, pure lei in città dopo che la situazione delle Terapie intensive in Lombardia è definitivamente esplosa.
Un sospiro di sollievo, un sorriso dopo settimane di amarezza. Riccardo Riccardi, assessore regionale alla Salute, informato da Umberto Lucangelo, responsabile del Complesso operatorio e direttore dell’Emergenza-urgenza, Day surgery e Anestesia e rianimazione, rende noto a sua volta via Twitter di un paziente che non è più in intubazione e può respirare senza il supporto delle macchine.
«È un momento importante, speravamo andasse così», dice Riccardi annunciando pure un altro estubato. Giorgio Berlot, direttore della Struttura complessa Anestesia rianimazione e Terapia antalgica, pur confermando che anche il secondo Covid-19 della Lombardia trasferito a Trieste pare essere in via di risoluzione, preferisce tuttavia rimandare a oggi le certezze. Quanto al quarantenne di Cremona, racconta Berlot, «è stato ricoverato in condizioni non buone e lo abbiamo intubato».
A migliorare il quadro due terapie combinate: una per togliere l’infiammazione dal circolo, spiega il professore, l’altra con il ricorso a un anticorpo, il Tocilizumab, già utilizzato nel trattamento per esempio dell’artrite reumatoide. Tra oggi e domani il cremonese dovrebbe uscire dalla Terapia intensiva e nell’arco di 7-10 giorni, se tutto andrà bene, potrà tornare a casa.
Ma com’è stato possibile che il virus abbia costretto in pericolo di vita un uomo giovane? Anzi, come fa sapere Berlot, un atleta, una persona sanissima. «È stato un caso dovuto a iper infiammazione, questione di dna. La tipologia di pazienti sta però cambiando e ora si ammalano anche persone di età più bassa rispetto all’inizio dell’epidemia».
C’è intanto da registrare il primo caso di positività alla Sores di Palmanova. La comunicazione è arrivata alle 21 dell’altro ieri. Una dipendente è stata riscontrata contagiata nella sua abitazione ed è subito scattato il protocollo di sicurezza. L’attività della Sala di emergenza è proseguita regolarmente nelle sedi della Protezione civile e dell’ospedale palmarino, mentre si è proceduto in piena notte alla sanificazione del piano dove lavora l’operatrice.
Nello stesso tempo a effettuare i tamponi ai colleghi della Sores, e pure a quelli del Nue, ci ha pensato la direttrice centrale Salute Gianna Zamaro, laurea in medicina e specializzazione in Igiene e medicina preventiva. In giornata il personale è rientrato regolarmente al lavoro.
Le informazioni serali, ormai quotidiane, hanno aggiornato la conta dei positivi in Fvg dal 29 febbraio a quota 992, 62 in più del giorno prima. A guardare il trend degli ultimi giorni, dopo un’impennata tra venerdì e sabato (+20,6%), si era andati in calando (+10,6 e +6,4%), ma ieri è arrivato un leggero rialzo (+6,7%).
A preoccupare è però il dato dei deceduti. I 10 di ieri (64 in tutto, tra i 41 di Trieste e Gorizia, i 18 di Udine e i 5 di Pordenone) fanno segnare il +18,5%, il quarto giorno consecutivo all’insù. Si tratta di persone, comunica la Regione, anziane e con patologie pregresse. Sempre guardando ai numeri, il totale degli ospedalizzati è di 195 (+5,4%), ma rimangono stabili a 49 i posti letto occupati in terapia intensiva.
Le case di riposo restano naturalmente sotto osservazione. Ieri mattina a Mortegliano c’è stato un nuovo decesso e dal sindacato arriva la pressante richiesta di «un piano anziani per fronteggiare l’emergenza coronavirus cercando di ridurre il suo pesantissimo impatto sulle persone in età avanzata».
I segretari regionali dei pensionati Uilp Uil, Fnp Cisl e Spi Cgil, Magda Gruarin, Renato Pizzolitto e Roberto Treu, sollecitando l’apertura immediata di un confronto con l’amministrazione regionale, con le Aziende sanitarie e con i sindaci, richiamano a «un rigoroso rispetto delle misure di sicurezza per prevenire la formazioni di nuovi focolai di contagio ed evitare l’aggravarsi della situazione in quelli già presenti».
A Trieste invece Cgil, Cisl e Fials sottolineano il rischio dei frequenti spostamenti del personale sanitario fra reparti Covid-19 positivi e non Covid: «Ci risulta che qualcuno dopo un solo turno di lavoro prestato in un reparto con pazienti positivi al virus sia stato a sua volta contagiato». Lorenzo Cociani, Fimmg-Ca Trieste, fa infine un appello ai vertici della Regione ad «accelerare l’iter per la pubblicazione dei bandi relativi alle zone carenti di medicina generale».
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