A Trieste c’è chi in coda a Esatto viene anche derubato
C'è chi si mette pazientemente in coda un'ora prima dell'apertura degli uffici. Chi invece sceglie di arrivare comodamente nella mattinata per prendersi il bigliettino con il numero progressivo per poi sbrigare le rispettive commissioni e ripresentarsi un paio d'ore più tardi, giusto in tempo per non perdere il proprio turno. O ancora chi decide di giocarsi la carta della pausa pranzo per sperare in un improbabile calo nell'afflusso delle presenze.
Succede davvero in queste lunghissime, interminabili giornate negli uffici di Esatto, letteralmente presi d'assalto dai triestini in vista delle scadenze di Imu e Tares. Tra le migliaia di cittadini costretti a lunghe e snervanti attese per ricevere dagli operatori tutte le delucidazioni del caso, sono molte le storie che emergono in mezzo alle code infinite. Come quella di Giorgio, ristoratore, che con la sorella porta avanti l'attività di famiglia. «Siamo alle solite - esclama -. Ogni volta mi arrivano calcoli sballati per il pagamento dell'Imu che mi costringono a perdere giornate intere per avere spiegazioni, con gli inevitabili danni che ne derivano, non solo economici. È assurdo che non ci sia uno sportello dedicato per i commercianti, ma soprattutto fa arrabbiare il fatto che non ci sia mai chiarezza dall'inizio su come e quanto uno debba pagare tra tasse e imposte». Dietro alle lunghe attese ci sono anche molte vicende personali. «Sono separato da sette anni - sbotta Davide -. E come se non bastassero le ferite che uno si porta inevitabilmente dietro, ci si mette pure la beffa della burocrazia. Ogni anno la stessa storia: nessuno è ancora riuscito a chiarire una volta per tutte con quali criteri debba essere assegnata la casa nella quale abitavo con la mia ex moglie. Il risultato è che devo prendere giorni di ferie per risolvere problemi che non dipendono da me». Ma succede anche che qualcuno, nell'attesa del proprio turno, rimanga vittima di un furto. «Mentre stavo cedendo il posto a una signora anziana, mi sono visto sfilare il portafoglio da due ragazzi stranieri - racconta Giuseppe, distinto signore di origini milanesi -. Sono subito corso a fare la denuncia in Questura ma, con mia enorme sorpresa, ho scoperto che nella sede di Esatto non ci sono videocamere di sorveglianza che avrebbero consentito d’identificare facilmente gli autori del furto e probabilmente facilitato il recupero dei miei soldi e documenti: insomma, oltre al danno pure la beffa».
Pierpaolo Pitich
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