A tavola distanziati e divisi in gruppetti: i pasti dell’era Covid nei centri estivi di Trieste
TRIESTE Bambini seduti a un metro di distanza l’uno dall’altro, con una turnazione per l’entrata in refettorio e la sistemazione separata dei diversi gruppi con i rispettivi educatori nella stanza adibita a mensa. Sono alcuni degli accorgimenti che serviranno a garantire la massima sicurezza a chi, a breve, frequenterà i centri estivi a Trieste.
Un banco di prova con un numero ridotto di utenti, un sistema che dovrà abituare anche il personale a un’organizzazione del lavoro diversa, prima del debutto del nuovo anno scolastico con circa 10 mila pasti da erogare ogni giorno nelle diverse strutture scolastiche. «Oltre a un’ancora più puntale sanificazione dei locali e degli arredi – spiega Antonella Delbianco, responsabile della refezione scolastica del Comune –, i tavoli non verranno apparecchiati in anticipo, con posate, bicchieri e tovaglioli che verranno sistemati davanti al bambino appena siederà a mangiare».
Nulla cambia invece nella preparazione dei pasti, con un’attenzione all’igiene che era già massima in precedenza e che ora vedrà gli addetti mensa utilizzare anche tutti i dispositivi imposti a chi opera in una cucina, che si tratti di cuochi, aiuto cuochi o inservienti addetti a servire i piatti ai bambini. I pranzi e le merende verranno forniti dalle due aziende che hanno in appalto il servizio mensa: Dussmann e Camst. Le due realtà da fine febbraio, quando il presidente Fedriga ha deciso di chiudere scuole e Università per l’emergenza coronavirus, hanno ovviamente perso il 100% della loro attività in ambito scolastico.
Non ci saranno mono porzioni preconfezionate. I due appalti affidati dal Comune prevedono due diversi tipi di servizio: Dussmann cucina i pasti in modo espresso nelle strutture scolastiche triestine che dispongono delle cucine, coprendo giornalmente 4.900 utenti; Camst, invece, prepara i cibi in un centro cottura unico di Sgonico e li trasporta, con appositi accorgimenti logistici, nei vari istituti coprendo 4.500 utenti al giorno. Per queste due società, che garantiscono il servizio mensa ad altre importanti realtà non solo locali, l’emergenza Covid-19 ha determinato lo stop a gran parte dell’attività, con gli addetti in cassa integrazione. Una parte dei dipendenti ora verrà richiamata al lavoro, proprio per il servizio da fornire ai centri estivi. Camst a Trieste, oltre al servizio offerto nelle mense scolastiche, prima del lockdown erogava giornalmente oltre 2.500 pasti in mense aziendali di grandi realtà come Assicurazioni Generali, Fincantieri, Trieste Trasporti, Insiel o ancora Wärtsilä, che ora sono ridotti a meno della metà causa il perdurare dello smart working.
Nel ristorante self-service Tavolamica che Camst gestisce a Domio, punto di riferimento per molti lavoratori anche della zona industriale, i pasti erogati giornalmente prima dell’emergenza erano 290 e ora raggiungono a stento il centinaio.
Dussmann a Trieste ha visto mantenersi inalterato, malgrado le difficoltà di lavorare in questo periodo in strutture sanitarie, il servizio mensa che offre a due importanti Rsa. «Per disposizione governativa, invece – spiega Francesco Garrubba, direttore filiale Sviluppo ristorazione scuole di Dussmann –, tutti gli istituti scolastici sono rimasti chiusi e quindi l’impatto dell’emergenza coronavirus è stato del 100% su questo segmento di mercato. Per le aziende diventa un elemento di sopravvivenza contenere i costi, che non sono sostenibili in assenza di ricavi. In particolare – conclude Garrubba – il costo del personale». —
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