A Staranzano i ladri rubano un tetto
MONFALCONE. Sembra la scena di una commedia, ma è la realtà: da uno dei casoni della Quarantia, il numero 13, è stato rubato il tetto. Tutto il tetto, fatto di elementi modulari di lamiera lunghi sette metri. I ladri hanno agito di notte, con grande professionalità e dotati di mezzi adatti, ovviamente approfittando del fatto che nella zona non c’è assolutamente nessuno e sopratutto che il buio è fitto. Hanno svitato i bulloni che stringevano le lunghe lamiere ad “U” e le hanno sollevate e asportate, senza rompere nemmeno una trave di legno, nè un supporto, nè un ramo degli alberi vicini. Un lavoro “pulitissimo” che ha lasciato il casone senza tetto. È lo stesso proprietario, Bruno Ceschia dell’omonimo e storico negozio di tendaggi di Ronchi dei Legionari a raccontare quanto successo. A cominciare dalla telefonata di suo nipote che l’ha chiamato per dirgli che dal casone era stato rubato il tetto. «Sono andato a vedere - dice amareggiato - e ho trovato il mio casone letteralmente scoperchiato. Qualcuno si era preso i lunghi moduli di lamiera che componevano il tetto e ha lasciato solo i dadi e i bulloni che li bloccavano. Non sono stati fatti danni di nessuno genere, a niente, nè alla struttura, nè agli alberi vicini, eppure le lamiere sono molto lunghe e pesanti e per questo che dico che devono essere intervenute persone che sapevano quello che facevano e con un camion dotato di una piccola gru, perché il casone è alto 4 metri e per spostare le lamiere bisognava essere attrezzati». Il casone fa parte di quel gruppo di strutture per cui il Consiglio di Stato, alla fine della lunga battaglia ultratrentennale tra Comune, Regione e “casonari” dell’associazione Unione Quarantia, ha confermato la demolizione. Oggi degli originari 130 casoni, in zona Quarantia, ne restano in piedi 80 e solo 15 potranno essere salvati in località Marinetta e Brancolo Morto, opportunamente adeguati all’ambiente. Questo in base al Piano regionale della costa già approvato da 20 anni. Il tutto nel rispetto dell’ambiente della Riserva naturale, ma fornendo nello stesso tempo all’Unione Quarantia strumenti certi per mettere in atto tutte le strategie la sopravvivenza dei “casoni”, divenuti ormai un simbolo. «Anche il mio casone deve essere demolito e avevamo deciso di farlo un po’ alla volta, pensando noi stessi, io e i miei figli, allo smantellamento della struttura. A questo punto il tetto è già stato smontato - aggiunge ironico - a me non resta altro che avvisare la polizia municipale del comune di Staranzano». Anche perché, occorre evidenziare che allo stato attuale, vista l’ordinanza di abbattimento, non si possono fare manutenzioni e che nessuno può mettere mano alle strutture: vista la situazione anche solo un minimo intervento potrebbe far partire una denuncia per abuso edilizio, figurarsi rimettere a posto la copertura di un tetto.
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