A Spalato frate sospettato di pedofilia

Sospeso dall’Arcidiocesi, l’anziano religioso per anni ha guidato un coro di voci bianche. Tre le denunce di abusi
L'intérieur de la cathédrale de Split en Croatie
L'intérieur de la cathédrale de Split en Croatie

ZAGABRIA. Un affare di pedofilia sta scuotendo la Chiesa cattolica croata, alle prese con uno scandalo che da qualche giorno non accenna a sgonfiarsi.

A Spalato, un frate del monastero francescano è stato sospeso dai suoi superiori per aver commesso «un possibile reato», come ha indicato la stessa arcidiocesi di Spalato e Macarsca in un comunicato pubblicato martedì. Inizialmente, l’arcivescovo Marin Barišic aveva ammesso soltanto l’esistenza della sanzione, ma si era rifiutato di precisare di quale tipo di reato si parlasse, con l’intento di «proteggere la reputazione di tutti, in primo luogo della vittima». A distanza di appena un giorno, tuttavia, i dettagli cominciano già ad emergere. Il quotidiano locale Slobodna Dalmacija fa infatti sapere che la persona in questione è «un frate di 78 anni che per anni ha condotto il coro dei bambini al monastero di San Francesco di Spalato».

E non solo. Secondo il giornale, «almeno due uomini hanno riportato di essere stati abusati sessualmente (dal frate) nel corso degli anni». Il caso iniziale, emerso questa settimana e all’origine della sospensione del prelato, sarebbe dunque soltanto la punta dell’iceberg. Per conoscere tutti i risvolti della vicenda, tuttavia, bisogna fare affidamento ancora una volta alla stampa croata e alle informazioni ufficiose che quest’ultima ha raccolto tra i membri della parrocchia spalatina. Jutarnji List scrive ad esempio che l’uomo vittima degli abusi «ha chiesto ai frati 15mila euro in cambio del suo silenzio e ha successivamente aumentato la propria richiesta ad un appartamento, cosa che i frati hanno a quanto pare rifiutato».

A quel punto, l’uomo si è deciso a denunciare il caso, avendo prima l’accortezza di trovare altre due vittime con cui fare fronte comune. Di fronte all’azione dell’uomo e all’insistenza dei cronisti locali che hanno cominciato a investigare sul caso, l’arcidiocesi ha allora annunciato di aver «nominato un giudice d’inchiesta e dei notai a cui è stato affidato il compito di far luce sui fatti, le circostanze e le responsabilità». Ma la posizione della Chiesa, che ha sospeso il prelato dopo aver ricevuto delle informazioni su «un possibile reato» senza tuttavia allertare la polizia, è ancor più compromessa date le nuove rivelazioni. Slobodna Dalmacija si chiede infatti come sia possibile che la Chiesa non abbia trasmesso alle forze dell’ordine «delle informazioni su delle aggressioni che, secondo quanto riportato, sono note già dal 2011».

In quell’anno, infatti, una delle vittime aveva fatto richiesta di «aiuto spirituale» presso la parrocchia. Inoltre, il caso scoppiato questa settimana è stato fatto presente dalla vittima alle gerarchie ecclesiastiche già a dicembre, ma la Chiesa ha deciso di portare avanti un’inchiesta interna senza coinvolgere la polizia.
 

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