A ShorTs Elio Germano e la realtà virtuale: «Col visore non ci si distrae»
TRIESTE Di questa stagione di cinema recisa dall’emergenza Coronavirus, ricorderemo soprattutto un volto: quello di Elio Germano, l’ultimo a comparire sul grande schermo prima della serrata delle sale nel film “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti, per il quale aveva appena vinto l’Orso d’Argento come miglior attore a Berlino, e fra i primi a ricomparire fra le uscite in streaming con “Favolacce” dei fratelli D’Innocenzo. Due film meravigliosi e cruciali, che Germano ha ricordato ieri pomeriggio ospite di ShorTS International Film Festival in una densa masterclass via web. L’attore ha anticipato anche lo spettacolo in realtà virtuale “Segnali d’allarme–La mia battaglia VR” che avrebbe dovuto essere al festival ma che, sempre per le restrizioni dovute al Coronavirus, è stato rimandato a domenica 6 settembre al Miela, per poi proseguire al Mittelfest di Cividale.
Non è la prima volta che Germano sperimenta la realtà virtuale: sempre con il produttore Omar Rashid aveva già realizzato “No Borders”, il primo documentario a 360 gradi, centrato sulla crisi dei migranti. Ma cosa ci aspetta nello “spettacolo virtuale” di “Segnale d’allarme”? «Il pubblico andrà a teatro come per qualsiasi spettacolo. Per vederlo, però, ogni spettatore dovrà indossare un visore», ha spiegato l’attore. Le persone in questo modo si ritrovano in sala, ma per fare un’esperienza diversa, «collettiva e contemporanea. Grazie alla realtà virtuale gli spettatori sono finalmente costretti a immergersi veramente: non ci si può distrarre guardando il telefonino».
“Segnale d’allarme” è la riproposizione in realtà virtuale dello spettacolo “La mia battaglia”, che Germano ha portato nei teatri la scorsa stagione. «Per questo testo in particolare era fondamentale tenere le persone inchiodate: in un certo senso è uno spettacolo horror con un pubblico che sfugge di mano». La realtà virtuale, però «non vuole affatto sostituirsi al teatro né erodere la sua quota di pubblico, ma è un nuovo linguaggio che si aggiunge a quelli già esistenti e che può trovare una nuova nicchia di spettatori», ha specificato il produttore Rashid. Ieri sera l’attore ha ricevuto anche il Nastro d’Argento speciale al film dell’anno proprio per “Volevo nascondermi” nel quale interpreta il pittore Ligabue: «È stato un lavoro imponente: ogni giorno avevo quattro o cinque ore per il trucco di scena. Ligabue è un personaggio infinito: speriamo che il film sia un aiuto a non dimenticarlo». Germano, che da anni porta in scena con successo anche “Viaggio al termine della notte” insieme al compositore pordenonese Teho Teardo, a settembre compirà 40 anni. «Non sono un attore, ma faccio l’attore: è importante non schiacciarsi nelle dinamiche lavorative. Tengo molto all’indipendenza sia fisica che mentale. L’attore per me deve essere un mezzo di trasporto dello spettatore nel viaggio in un’opera d’arte: deve sparire nel personaggio, come un’auto che non fa rumore. Così possiamo dimenticarci dell’auto e goderci il paesaggio». —
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