A San Spiridione si apre un tesoro da 3.423 libri

È finalmente a disposizione del pubblico quello straordinario patrimonio letterario racchiuso nella Biblioteca della Comunità religiosa serbo ortodossa di Trieste di piazza Sant’Antonio Nuovo. Un tesoro formato da 3423 libri, fra antichi, rari e scientifici, ai quali vanno aggiunti libri stranieri, tra i quali c’è quasi un migliaio di testi catalogati, di cui 391 edizioni risalgono al periodo precedente il 1800. Insomma un vero e proprio tesoro di informazioni, di immagini, di documenti, che la Comunità serbo ortodossa, cogliendo l’occasione del rinnovo dei locali affiancati alla chiesa di San Spiridione che dal 1841 ospitano la Biblioteca, ha voluto mettere a disposizione di tutti.
A sottolineare l’importanza di questo gesto di apertura nei confronti della città, la comunità ha predisposto una cerimonia che ha visto il parroco della chiesa di via San Spiridione, padre Rasko Radovic, benedire i locali ad uno ad uno, simbolicamente tutti i testi e i presenti, ricordando «l’importanza della cultura e dell’integrazione. I serbo ortodossi vivono da secoli in amicizia e fraternità a Trieste – ha sottolineato – e l’apertura della Biblioteca a tutti coloro che vorranno frequentarla d’ora in poi, attingendo ai testi che vi sono contenuti, va nella direzione di un sempre più stretto rapporto di collaborazione, intesa e solidarietà fra tutti coloro che vivono in questa città».
Dopo le parole del parroco, è stato il presidente della Comunità serbo ortodossa, Rade Milivojevic, accompagnato dal suo vice, Zlatimir Selakovic, a rivolgersi ai presenti. «Questo è un giorno importante per noi – ha detto – e auspichiamo che l’apertura della Biblioteca a tutti possa rappresentare un ulteriore segno della volontà di convivere bene e pacificamente nel segno della cultura». La storia della Biblioteca serbo ortodossa di Trieste ha una data d’inizio ben precisa, quella del 6 ottobre 1841. Quel giorno, i tutori della Scuola serba Jovan Nikolic e Jovan Cetkovic si rivolsero al capo della Comunità religiosa, proponendo di istituire una biblioteca nazionale, nella quale far affluire le donazioni di libri degli autori slavi. L’idea fu subito attuata; la Comunità religiosa stanziò 500 fiorini, mentre dalle famiglie serbo ortodosse che vivevano a Trieste arrivarono in pochi giorni circa 800 volumi. Durante la Prima guerra mondiale, la Biblioteca continuò l’attività grazie al costante impegno del parroco Nikifor Vukadinovic. La Biblioteca è membro della Cooperativa letteraria serba fin dalla sua fondazione. —
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