«A Roma ci vado per la mia regione»
TRIESTE. A Serracchiani ieri mattina è andato di traverso il caffè quando, leggendo i giornali, si è trovata il segretario regionale della Cgil Franco Belci che, a muso duro, sbriciola una dopo l’altra buona parte dell’azione di governo portata avanti dalla presidente. Fuoco amico. Cosa ha spinto Belci allo strappo? Forse un’operazione di “riposizionamento” agli occhi della segreteria nazionale - anche in vista della manifestazione del Primo maggio che, quest’anno, avrà sede a Pordenone - dal momento che l’appoggio alla giunta, espresso al recente congresso regionale, non sarebbe stato gradito ai vertici del sindacato, tutt’altro che morbido nei confronti del governo Renzi e del Pd? Di sicuro, l’attacco parte dalla gestione del personale, tocca le politiche del lavoro e arriva dritto sulla presidente: «Poco a Trieste». «Parole che mi amareggiano», afferma Serracchiani al termine di una domenica di Papi e santi che vede lei, Debora, crocifissa.
Se l’aspettava?
No, perché un mese fa il giudizio di Belci nella sua relazione al congresso era positivo. Registro che ha cambiato idea e che ha preferito comunicarlo prima alla stampa. Mi amareggia anche personalmente.
Le critiche investono Panontin e la gestione della partita del personale dopo la sentenza della Consulta.
È dal primo momento che stiamo lavorando sulla sentenza uscita un mese fa e riguardante le conseguenze di una scelta della precedente amministrazione. Abbiamo avviato la mappatura della situazione del personale Comune per Comune e questo richiede tempo. Gli ultimi dati sono arrivati giovedì e Panontin ha già in programma incontri a Roma per salvare il salvabile.
Province. L’opinione del sindacato è che avete svuotato gli enti senza aggredire la complessità dei problemi.
Avevamo detto che entro aprile avremmo avuto pronta una bozza del ddl sulle aggregazioni e le associazioni fra Comuni e l’assessore me l’ha consegnata martedì. Lo stesso vale per la bozza sul comparto che avremo entro maggio. L’allarme è ingiustificato.
Dura la valutazione sulle politiche del lavoro: state procedendo a “spezzatino”?
Capisco che possano riflettersi su Belci alcune asperità nelle relazioni sindacali con il governo nazionale. Ma la Regione è un’altra cosa. Abbiamo lavorato sull’accesso al credito delle imprese, predisposto la “garanzia giovani”, presentato il progetto Rilancimpresa e stiamo lavorando sul piano di sviluppo delle politiche industriali. Siamo stati su tutti i tavoli di crisi industriale: Ferriera, Electrolux, Ideal Standard, Latterie friulane. Belci lo sa.
Reddito di cittadinanza: lo introdurrete?
Lavoriamo per rispettare quanto abbiamo detto in campagna elettorale, ma dobbiamo anche avere il buon senso di non varare leggi senza copertura. Gli stessi sindacati ci hanno chiesto più volte di valutare sistemi alternativi.
Santoro e Vito «assessori fantasma».
Una valutazione che non rende giustizia al loro lavoro. Da luglio ad aprile, Santoro ha fatto sette incontri con i sindacati, di cui tre solo con la Cgil. A Vito non è mai stato chiesto un incontro. L’unica richiesta risale a mesi fa, era a firma di tutti i sindacati ed era in materia di amianto: a tale istanza l’incontro è stato prontamente convocato insieme all’assessore Telesca. È possibile che la segreteria regionale della Cgil non sia a conoscenza di tutte le azioni e gli incontri posti in essere dalla giunta con le varie articolazioni del sindacato. Ma non è un nostro problema.
Le critiche riguardano poi la sua persona. La Cgil ritiene che sia poco presente in Fvg.
Le mie trasferte e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: sono presente a Roma per incontri istituzionali che rivendico come necessari per svolgere al meglio il mio compito di presidente. A titolo di esempio, in un anno di attività, abbiamo portato sul territorio impegni per 250 milioni di euro solo per le infrastrutture, 72 per la Ferriera, l’impegno per Electrolux, Ideal Standard e 2,5 milioni per l’edilizia scolastica che ci permetteranno di avviare 11 cantieri. Per la mia regione, se serve, vado su Marte.
Considerando il tema della difesa della specialità, come pure il decreto Irpef del governo Renzi che chiede ulteriori sacrifici al Fvg, non teme di trovarsi in mezzo a un conflitto di interessi tra il suo ruolo di presidente e quello di vicesegretaria del Pd?
Due piani diversi e complementari. Da presidente siedo ai tavoli di discussione della riforma del Senato e del Titolo V ed ho lavorato all’emendamento che salvaguarda le specialità. Userò il mio ruolo nazionale per far capire al governo che sulla spending review abbiamo bisogno di un confronto, per cui incontrerò il sottosegretario Delrio e chiederò con forza il tavolo per gli aspetti finanziari.
Ma se si trovasse costretta a scegliere starebbe con Renzi o con il Fvg?
Renzi sta con il Fvg. Sono convinta che le riforme di Matteo siano essenziali per il nostro Paese. La stessa sfida che noi da un anno in Regione portiamo avanti convintamente.
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