A rischio lo stabilimento Burgo di Duino
TRIESTE. Duino attende con crescente e comprensibile nervosismo il piano industriale che il gruppo Burgo ha messo a punto prima dell’estate ma che ancora non è stato presentato alle organizzazioni sindacali.
Il perchè della legittima preoccupazione duinese è spiegabile osservando l’andamento del mercato. Il settore cartario è in crisi “strutturale” - come sottolinea la nota dell’azienda a commento dei risultati 2013 - e nel campionario produttivo il cosiddetto “patinatino”, destinato all’industria editoriale, sconta le maggiori difficoltà, avendo sostanzialmente dimezzato i consumi transitati dal milione di tonnellate di alcuni fa all’attuale mezzo milione. Burgo prepara il “patinatino” in tre stabilimenti: Verzuolo in provincia di Cuneo, Villorba, in provincia di Treviso, Duino in provincia di Trieste. Questi tre siti hanno un potenziale produttivo complessivo di 1,1 milioni di tonnellate, con una sovracapacità stimata attorno al 25%. Secondo informazioni ufficiose, il piano industriale, pensato da qui al 2020 “al netto” di eventuali operazioni aggregative, prevede che tra sei anni Burgo fabbricherà carta per 2 milioni di tonnellate, contro le attuali 2,25 e contro le 2,8 “sfogliate” nel 2008 prima del cruento manifestarsi della congiuntura negativa.
Ma in quei due milioni programmati per il 2020 la parte preponderante sara? rappresentata dalla carta senza legna e dalla cosiddetta carta “tecnica” (packaging, imballaggi), mentre il “patinatino” sarà ridimensionato. Veniamo allora al punto nevralgico: Burgo non manterrà interamente in funzione i tre stabilimenti specializzati. Poichè sembra che la piemontese Verzuolo e la veneta Villorba abbiano un’impiantistica più aggiornata o comunque più agevolmente riconvertibile, chi appare a maggior rischio è il sito duinese di San Giovanni al Timavo, con due linee produttive attivate e con quasi 400 addetti, che salgono a 600 considerando l’indotto. Tolmezzo, l’altra presenza Burgo in Friuli Venezia Giulia, è concentrata sulla più competitiva carta “tecnica” e pertanto non dovrebbe subire ripercussioni negative dal piano. Il gruppo sta ancora pesando dove e quando ricorrere al bisturi: potrebbe chiudere una linea a Villorba e una a Duino (per esempio), ma non è affatto esclusa la chiusura totale di uno dei due stabilimenti. Fonti vicine all’azienda fanno sapere che da oltre un mese si cerca un contatto con il governatore del Fvg Serracchiani.
Negli ultimi anni Burgo ha spento o sta spegnendo i macchinari a San Mauro Torinese, a Mantova, ad Avezzano. Il dossier abruzzese è ancora aperto al ministero dello Sviluppo Economico, dove è in calendario un tavolo istituzioni-azienda-sindacati per mercoledì 8 ottobre. Un precedente appuntamento, previsto per mercoledì scorso, è saltato perchè l’amministratore delegato della Burgo, Paolo Mattei, si trovava proprio a Duino e non è riuscito a raggiungere in tempo la Capitale: i sindacati hanno diffuso una nota piuttosto polemica, nella quale esigono che l’8 ottobre al ministero di via Molise si appalesino lo stesso Mattei e un plenipotenziario della famiglia vicentina Marchi, che detiene il controllo del gruppo con il 50,59% attraverso la holding Hgm.
Mantova, storica produttrice di carta per i quotidiani, da un paio d’anni attende “che fare” di uno stabilimento che era stato progettato da Pier Luigi Nervi. Ad Avezzano sperano che si faccia avanti un acquirente, ma intanto scatterà la cassa integrazione straordinaria, la quale dura al massimo 36 mesi.
Per stanare un’azienda alle prese con il doppio problema della crisi industriale e della crisi finanziaria (vedi articolo sotto) i sindacati hanno convocato per venerdì 17 ottobre un coordinamento nazionale a Bologna: dall’8 luglio non hanno notizie ufficiali dal vertice Burgo e vogliono finalmente conoscere i contenuti di un piano industriale che, alla luce del quadro economico, non promette dolcezze. Vi parteciperà la responsabile di Fistel Cisl per il Friuli Venezia Giulia, Tiziana Cozzi.
Il cda Burgo, tenutosi lo scorso 26 settembre, ha esaminato le cifre di una semestrale 2014 che viene considerata in linea con il budget: la produzione ammonta a un milione 168 mila tonnellate, i ricavi sono a quota un miliardo 135 mila euro, i costi operativi sono a un miliardo 87 mila euro, il margine operativo lordo si attesta a 48 milioni che, aggiornato a fine agosto, viaggia poco oltre i 60 milioni. Ricordiamo che il bilancio 2013 si è chiuso con 2,3 miliardi di ricavi, i due terzi dei quali ottenuti con la carta, il restante terzo con l’energia; il margine operativo lordo era sceso dell’11,7% a 92 milioni; l’esercizio aveva rimarcato un “rosso” da quasi 148 milioni, appesantito da oneri non ricorrenti legati alla svalutazione di impianti correlata al piano industriale per oltre 101 milioni.
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