A rischio 14.600 posti nel manifatturiero

Serracchiani e Bolzonello aggiornano il quadro sulle crisi aziendali regionali. «Dal 2008 flessione del 18,5% degli occupati. Ma il comparto è vivo e vegeto»
Un lavoratore del comparto manufatturiero
Un lavoratore del comparto manufatturiero

TRIESTE. Dall’Electrolux alla Safilo, dalle Latterie Friulane alla Ferriera di Servola, passando per la Burgo e la Diaco. Licenziamenti, cassaintegrazioni, esuberi e delicati progetti di rilancio. Trieste, Udine, Gorizia e Pordenone. Una sorta di bollettino di guerra, che l’assessore alle Attività produttive Sergio Bolzonello legge in commissione per far capire che la crisi morde, eccome, e non smette di far sentire i propri effetti. Con qualche raggio di luce, preciserà a un certo punto lo stesso assessore.

Incalzato dalle opposizioni, che hanno sollecitato con forza il faccia a faccia di ieri, stavolta il vicepresidente della giunta porta non solo i singoli casi, ma anche i numeri. «Vogliamo capire quali sono le situazioni di difficoltà aziendale e quali sono le ragioni, quanti sono i posti di lavoro in pericolo e come stiamo affrontando tutto ciò», scandisce il capogruppo forzista Riccardo Riccardi. Perché, si inserisce Luca Ciriani di FdI, «è questa la sede del confronto, non possiamo rincorrere sempre i giornali».

Bolzonello, fiancheggiato dalla presidente Debora Serracchiani, si prende tutto il tempo necessario. Dal 2008 a oggi il Friuli Venezia Giulia ha fatto i conti con una flessione nei ricavi del 17%, il 18,5% degli occupati e il 17,3% dell’export. Sono 14.600 i lavoratori del manifatturiero che beneficiano di ammortizzatori sociali, e quindi in bilico. Il vicepresidente snocciola anche altri dati di un monitoraggio svolto su 400 aziende rappresentative del tessuto imprenditoriale del Fvg da cui emerge anche qualche punto di forza. «Il 50% delle aziende è in una situazione positiva e, di queste, il 6-7% è in una situazione molto positiva e il 15% in miglioramento. L’altro 50%, invece, ha una serie di problematicità: il 10% è in crisi mentre il 40% va in difficoltà e rientra a seconda del momento economico e finanziario». In ogni caso, puntualizza l’assessore, «abbiamo una certezza granitica, il manifatturiero è vivo e vegeto, non è in smantellamento. È in gran parte solido e indispensabile per altri comparti, decisivo per far ripartire la domanda interna».

Disoccupati cresciuti del 5% in tre anni
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Tocca sempre a Bolzonello passare in rassegna i casi di crisi industriale più rilevanti, una cinquantina in totale, in cui qua e là è comunque possibile scorgere qualche spiraglio. I cinquecento esuberi della Safilo ma anche le nuove assunzioni della Burgo o le trattative in corso per la Cartiera Verde Romanello di Udine. Qui, precisa l’assessore, «ci sono nuovi imprenditori disponibili, con l’affiancamento di Friulia». Anche la Caffaro di Torviscosa «è all’esame di Friulia». Per l’Artenius di San Giorgio di Nogaro, invece, «si sta interessando un nuovo acquirente». Una sottolineatura, ancora, l’assessore la riserva per il Consorzio cooperativo Latterie Friulane: «Pure qui un nuovo acquirente ma ad oggi questa realtà non si è ancora rivolta all’assessorato alle Attività produttive per alcun tipo di intervento». E, infine, l’Ideal Standard di Orcenico: «La Regione c’è, ma a fronte di un piano industriale».

È la presidente Serracchiani ad appellarsi alla collaborazione dell’opposizione, «perché non ci sono bandierine da mettere sui tavoli di crisi». Due, stando all’analisi della governatrice, le tipologie di imprese in difficoltà individuate. La prima: aziende poco patrimonializzate «con un approccio errato alla finanza» e aziende che hanno perso fette consistenti di mercato, come la filiera del mobile e dell’arredamento, o l’elettrodomestico, che attraversano una crisi strutturale. La seconda: aziende gestite in maniera poco oculata da imprenditori non all’altezza. «La Regione – afferma la governatrice – ha avviato tavoli al ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico. In quelle sedi cerchiamo di portare soluzioni, con interventi che ci hanno permesso di consolidare alcune vicende che presentavano lati di rischio ma che si potevano accompagnare per superare un momento di difficoltà, come la Mangiarotti e l’Electolux. In alcune circostanze c’è stato l’accompagnamento per la cessione dell’attività o per la diversificazione produttiva. Anche se spesso ci troviamo davanti a dinamiche che non dipendono da noi».

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