A Pordenone la seconda vittima. In Fvg i pazienti infettati salgono a 93

TRIESTE Sale a due il computo delle persone morte in Friuli Venezia Giulia in presenza di coronavirus. Come per la donna deceduta a Trieste, anche in questo caso si tratta di un anziano già ricoverato all’ospedale di Pordenone a causa di altre patologie. La notizia è stata fornita dal vicepresidente Riccardo Riccardi, che in serata ha incontrato i sindacati della sanità e annunciato l’assunzione straordinaria di 66 medici, 173 infermieri e 74 operatori sociosanitari per fare fronte all’emergenza coronavirus. I casi di contagio in regione sono saliti intanto a 93 e fra gli ospiti triestini di Casa Serena si registrano al momento otto pazienti positivi al coronavirus, ma il computo potrebbe aumentare nelle prossime ore perché non tutti i tamponi effettuati nella struttura giuliana hanno dato il proprio responso.
Durante la conferenza stampa organizzata ieri a Trieste dalla giunta, è arrivato l’annuncio del secondo decesso. «È morto l’89 enne ricoverato a Pordenone con polipatologie», ha detto Riccardi, sottolineando che l’anziano «era ricoverato per altre ragioni e poi è stato riscontrato il coronavirus». Per il vicepresidente si tratta di «un caso di morte con coronavirus» e non causato direttamente dal Covid-19.
Il responsabile della Salute e della Protezione civile si è soffermato quindi sul focolaio riscontrato a Trieste nella residenza per anziani Casa Serena: «Sono stati fatti 56 tamponi a pazienti e 51 a operatori, con 8 positivi tutti in isolamento». Per un bilancio finale bisogna tuttavia attendere l’esito dei test ancora in svolgimento. Un caso positivo si è registrato anche in una casa di riposo di Mortegliano, ma Riccardi ha smentito l’esistenza di contagiati in altre residenze per anziani di Trieste e Gorizia, mettendo fine alle voci che si erano rincorse per tutta la giornata quando fonti sindacali hanno diffuso la notizia di tamponi effettuati in diverse strutture.
Riccardi ha ribadito «la necessità di particolare rigore sui limiti alle visite nelle case di riposo: la mobilità va limitata al massimo e stiamo valutando di chiudere i centri diurni residenziali per disabili, che spesso si trovano all’interno delle medesime strutture. È il momento di decisioni dure e nessuno può evitare di assumersi queste responsabilità». Nelle case di riposo gli accessi sono dunque limitati al minimo indispensabile, ma l’Itis di Trieste ha optato per chiudere del tutto gli ingressi, pur in assenza di contagi. «Abbiamo chiesto all’Azienda sanitaria di avere la possibilità di effettuare tamponi direttamente nella nostra struttura – spiega il direttore Fabio Bonetta – e sono in atto prescrizioni strettissime di prevenzione e controllo. Gli ingressi ai parenti sono possibili solo in casi eccezionali». L’Itis ha rafforzato la possibilità di comunicazione con l’esterno via telefono, mettendo a disposizione degli ospiti smartphone per le videochiamate.
I casi positivi sono nel mentre saliti a 93, con un aumento di 36 unità rispetto domenica. Il totale dei tamponi effettuati sale a 1.344 e 234 sono le analisi in corso. Riccardi ha sottolineato «l’importanza di non avere situazioni critiche tra i ricoverati», che sono al momento 19: 10 a Trieste, 8 a Udine e 1 a Pordenone, con 2 presenze in terapia intensiva a Udine e 1 a Pordenone. Trieste è ormai il punto più critico del Fvg con 53 pazienti positivi (un aumento di 29 in un solo giorno), contro i 26 di Udine, i 10 di Gorizia e i 4 di Pordenone. Con tante notizie negative, fa però ben sperare che siano 3 i casi guariti dall’infezione.
Al momento non risultano casi di positività fra gli operatori dell’Azienda sanitaria di Trieste e Gorizia, anche se il sistema sanitario regionale conta ormai decine di persone in quarantena precauzionale, tra cui dirigenti di prima fila che stanno continuando a lavorare da casa. Allo stesso modo, le attività negli ospedali proseguono e non ci sono reparti bloccati: le Aziende sanitarie si sono limitate a chiudere e sanificare le stanze che hanno ospitato i casi positivi, avviando tamponi su tutte le persone entrate in contatto con essi.
Il coronavirus è però entrato negli uffici comunali di Trieste. Dopo la conferma della positività di un impiegato dell’ufficio anagrafe, ufficializzata domenica sera, ieri per almeno 50 altri dipendenti municipali è stato necessario avviare le procedure per il tampone e per alcuni di loro, quelli più a stretto contatto con il contagiato, è già stata prospettata la quarantena in via precauzionale. È subito scattata la chiusura di tutte le sedi dell’ufficio anagrafe e anche dei centri civici, uno stop che resterà in vigore almeno altri tre giorni. Intanto sono cominciati i lavori di sanificazione degli ambienti. Il diffondersi del coronavirus difficilmente poteva lasciare indenni gli uffici pubblici, anche in considerazione dell’elevato afflusso di cittadini. Nel caso in questione, peraltro, il contagio non sarebbe maturato nel contesto dei contatti quotidiani tra dipendenti e utenza: l’impiegato comunale risultato positivo, infatti, non opera allo sportello, ma lavora abitualmente nel cosiddetto “back office”.
Tutt’altro che un dettaglio trascurabile, dunque: ciò significa che il numero di persone che sono entrate in contatto con l’impiegato contagiato dovrebbe essere limitato a un certo numero di colleghi. Si arriva a malapena alla doppia cifra. Ciò nonostante, in via precauzionale si è deciso di sottoporre a test non meno di 50 dipendenti. «L’impiegato risultato contagiato era assente dal lavoro dal 28 febbraio – spiega l’assessore Michele Lobianco, titolare delle deleghe ai servizi demografici e alla risorse umane – e appena è stata scoperta la sua positività al virus abbiamo subito fatto scattare le misure con la chiusura degli uffici e la ricostruzione della filiera dei contatti che può aver avuto il dipendente. Non trattandosi di un addetto allo sportello riteniamo che i contatti potenzialmente a rischio siano stati al massimo con una decina di colleghi. Ad ogni modo abbiamo preferito sottoporre a test un numero maggiore di dipendenti. È chiaro che quelli che hanno avuto contatti più stretti e frequenti con l’impiegato risultato positivo saranno verosimilmente messi in quarantena. Per ora è impossibile prevedere quanti».
Ieri sera intanto Riccardi ha incontrato infine i sindacati, tranquillizzandoli sulla distribuzione delle 16 mila mascherinine appena arrivate in regione e annunciando l’assunzione di 66 medici, 173 infermieri e 66 oss, nell’ambito del piano eccezionale anticoronavirus messo in campo dal governo. I sindacati hanno chiesto incentivi per il personale che si offre di coprire turni aggiuntivi, aumento del fondo per gli straordinari, telelavoro per gli amministrativi e riduzione delle attività sanitarie ambulatoriali e chirurgiche non urgenti. «Stiamo riorganizzando il modello per essere pronti a intervenire in caso di particolare urgenza – ha detto il vicegovernatore – allentando o addirittura fermando le attività programmate che non risulteranno urgenti». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo