A Pirano, città in cui nacque il genio di Tartini
Qui il musicista visse i suoi primi anni, ogni angolo parla di lui a partire dalla piazza che porta da sempre il suo nome Tre tini oleari accolgono il visitatore all’ingresso della sua casa trasformata nella sede della comunità italiana
Una veduta di Pirano
PIRANO Il musicista Giuseppe Tartini – di cui il 26 febbraio si ricorda il 250esimp della morte, avvenuta a Padova nel 1770 – visse a Pirano solo i primi 10-15 anni della vita, tornandoci poi probabilmente solo una volta. Ma tutto nella sua città parla di lui, a partire dalla piazza a lui dedicata, che non ha mai cambiato nome nonostante gli innumerevoli rivolgimenti che la storia ha determinato da queste parti.
Avamposto romano
Questo angolo di Istria slovena a poco più di mezz’ora di auto da Trieste è stato infatti prima un avamposto romano, poi è appartenuto al Patriarcato di Aquileia e al Sacro Romano Impero, si è dato a Venezia nel 1283, quindi è passato all’Austria col trattato di Campoformio, è diventato italiano dopo la prima guerra mondiale e jugoslavo dopo la seconda.
il centro
In mezzo alla piazza – che originariamente era un porto interno – dal 1896 campeggia una statua dello scultore Antonio Dal Zotto che ritrae il musicista col violino (di cui era un virtuoso) nella mano sinistra e nella destra l’archetto impugnato come una spada, altra disciplina in cui Tartini eccelleva. Intorno si dislocano il monumentale municipio, il tribunale, il novecentesco teatro anch’esso intitolato al musicista, una dimora veneziana del ’400, e si affacciano a sud il porto e a nord la sua casa natale. A dominare il centro abitato è il bel campanile del Duomo di San Giorgio (dove il piccolo Giuseppe fu battezzato l’8 aprile del 1692), forse il più simile a quello di San Marco fra le tante imitazioni esistenti negli antichi possedimenti veneziani d’Istria e Dalmazia. Sulla cima della torre, che si innalza per 42 metri su uno spettacolare bastione delle mura cinquecentesche da cui si vedono Trieste e la costa italiana, un grande angelo di rame segnala la direzione dei venti. Per raggiungerlo si sale lungo una delle tre carrare che alternano begli scorci sul porto e sulle mura a incantevoli angoli veneziani, come il campiello davanti alla chiesa di San Francesco, al cui interno riposano i familiari di Tartini. Nel bel chiostro alcune immagini ripropongono una Sacra Conversazione del Carpaccio con vedute di Pirano cinquecentesca, trasferita nel 1940 alla Pinacoteca del Santo, a Padova, a cui apparteneva il complesso francescano, e mai più tornata nella sua sede originaria.
il faro
Da San Giorgio una passeggiata conduce al celebre faro, che poggia su un bastione delle mura veneziane sulla punta estrema del promontorio, mentre ritornando verso piazza Tartini una tappa obbligata è piazza I maggio, già piazza Vecchia, antico cuore della città. A occuparne la gran parte è l’antica cisterna monumentale, costruita a fine ’700 per raccogliere l’acqua piovana che veniva convogliata con ingegnose grondaie dai tetti delle case vicine nella vasca sotterranea, suddivisa in tre navate e con una capacità di 400 mila litri. La tappa finale del giro non può essere che Casa Tartini, sede anche della Comunità italiana che rappresenta una minoranza di circa 1.200 connazionali su una popolazione di oltre 17 mila abitanti.
Ad accogliere i visitatori nell’abitazione, di recente riallestita coi fondi del progetto europeo Interreg, sono i tre tini oleari che avrebbero dato il nome alla famiglia, il cui capo Giovanni Antonio, di origini fiorentine, era scrivano dei sali della Serenissima, mentre la moglie Caterina Zangrandi era esponente di una facoltosa famiglia locale. Nei tre piani della dimora, che ospita numerosi eventi, reperti e tecnologie digitali consentono di entrare nel mondo del grande musicista, conoscerne la vita e apprezzarne le opere. —
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